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Erdogan accusa le agenzia di rating di danneggiare la Turchia

Il presidente turco accusa le agenzie di rating di minare la solidità del Paese con giudizi faziosi che indeboliscono la moneta loro nazionale, la Lira turca

Erdogan accusa le agenzia di rating di danneggiare la Turchia

Dopo aver a lungo previsto problematiche per la stabilità della Turchia, adesso, in un perfetto gioco di specchi, è la stessa Ankara a preannunciare problemi per Moody's. Il presidente Recep Tayyip Erdogan, conosciuto in gran parte del Medio Oriente per il suo vulcanico temperamento, ha apertamente avvisato l'agenzia di rating Moody's di esser nel mirino del governo appena finiranno le decisive elezioni parlamentari del 24 giugno 2018.

Non è ancora chiaro quali provvedimenti verranno adottati ma alle alte sfere turche ha sicuramente dato fastidio la svalutazione della loro moneta locale, la lira, di circa il 20% in soli 6 mesi. Questa diminuzione è stata attribuita alla pressione delle forze occidentali di cui le agenzie di rating, nell'ottica turca, sarebbero una delle tante espressioni.

La scorsa settimana Moody's ha abbassato il rating di 17 banche turche, rilevando un deterioramento dell'economia e della capacità delle istituzioni di rifinanziarsi. "Se Dio vuole dopo il 24 giugno daremo il via a un'operanzione su Moody's", ha detto Erdogan sul canale 24TV, autodefinendosi "Nemico dei tassi di interesse". "Tu sei una agenzia cosi importante e ti muovi domandandoti: Come faccio a sbiadire l'immagine della Turchia? Come posso metterli in difficoltà? No, non ci riuscirai". E ha proseguito : "Moody's fa asserzioni fuori luogo su di noi sebbene non abbiamo richiesto il suo giudizio".

Dato che la Turchia ha in passato richiesto il giudizio Moody's, si presume che Erdogan si riferisse in realtà a Standard&Poor's. Quale che sia l'esatto pensiero del presidente turco, lo spirito delle dichiarazioni è che Ankara sta uscendo sempre più dall'orbita dell'Occidente e guarda verso Oriente dove concorda forniture di armi russe nonostante sia ancora nella Nato e punta a far parte del gigantesco progetto infrastrutturale cinese One belt one road che collegherà tutta l'Asia.

A prescindere dalle opinioni di Erdogan, non è la prima volta che le agenzie di rating si trovano nell'occhio del ciclone per i loro giudizi. La Cina dopo anni di pareri ritenuti faziosi ha deciso di istituire una propria agenzia, la Dagong, e due anni fa la procura di Trani aveva rilevato addirittura dei reati penali che non sono stati però confermati dal tribunale al termine del processo che si prefiggeva anche di dimostrare il golpe del 2011.

È altamente probabile che davanti alla determinazione di Erdogan non vi saranno avvocati o cavilli a poter evitare amare conseguenze.

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