Cultura e Spettacoli

Un’eredità da prendere per il naso

«Ogni naso sta bene con la sua faccia», recita un vecchio proverbio siciliano, su cui la lobby dei chirurghi plastici ha fatto calare il silenzio. Richard von Krafft-Ebing in Psychopathia Sexualis ha descritto il caso di un uomo che aveva sviluppato l’idea di fare delle narici la sede degli organi sessuali femminili. Nel film Il Dormiglione Woody Allen mette invece il naso di un dittatore - unica parte anatomica sopravvissuta a un attentato dinamitardo e da cui, per clonazione, si dovrà ricostruire il tiranno - a capo di un grottesco regime concentrazionario.
I titolari di grandi nasi sono dotati di senso dell'umorismo. Cleopatra, per esempio. Riferisce Anna Donati, storica di Bologna, in un bel libro sulla pesca nel mondo antico, che Antonio, per far colpo sull’amata, si fece attaccare alla lenza da uno schiavo un pesce gigantesco. Ma la regina, fiutato l'inganno, lo ripagò, facendogli trovare subito dopo all'amo un pesce di legno. Gran naso Cleopatra!
Stando alla foto del risvolto di copertina di Sveglia, Sir! (Baldini Castoldi Dalai editore, traduzione di Sara Caraffini, pagine 461, Euro 19,00), un naso importante appartiene anche a Jonathan Ames, romanziere che fa del feticismo del naso alla Krafft-Ebing il suo tema centrale, non senza strizzare l'occhio a Woody Allen e a tutti gli illustri predecessori in campo letterario applicato alla rinologia.
Il volume narra la storia di Alan Blair che, dopo un promettente esordio letterario, teme l'inaridirsi della sua ispirazione e, per scongiurare il pericolo, se ne va in giro per il mondo. Lo accompagna, nientemeno, un maggiordomo. Il nostro eroe, infatti, ragiona come un inglese, ma gli è incorsa una ventura tipicamente americana: la liquidazione di un milionario risarcimento danni, a seguito di una astuta azione legale.
La rendita gli consente di ingaggiare appunto Jeeves, il compagno dei suoi distruttivi «viaggi di formazione», tutti ispirati all'infallibile precetto: «Cerca di non imparare dall'esperienza». Jeeves, che con un nome di tal fatta poteva soltanto aspirare alla carriera di maggiordomo, è una specie di angelo custode del giovane Blair, muto ed elegante testimone di disavventure etiliche e fantasie «nasali» ispirate da una Valchiria dotata di monumentale proboscide. Per fortuna c'è Jeeves, a guidarlo, consigliarlo, sopportarlo. Dal romanzo, lungo e godibile, a tratti molto divertente - specie nelle descrizioni erotico-feticistiche - Hollywood ricaverà presto un film. Ames ha già vinto il «Guggenheim Fellowship» per la prosa, ma ha perso il suo unico incontro di boxe da dilettante.

Di sicuro gli hanno rotto il naso.

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