Cronache

Esaote batte la crisi sfidando tumori e infarti

Esaote batte la crisi sfidando tumori e infarti

MilanoÈ una storia non solo di successo, ma si potrebbe dire quasi di resistenza e di avamposto nel panorama produttivo italiano. In un Paese che investe poco in Ricerca e sviluppo, che fa fuggire i suoi migliori cervelli a cercare lavoro e realizzazione all’estero, dove il settore sanitario è sempre tra i più penalizzati nella distribuzione delle risorse pubbliche e private, la Esaote di Genova rappresenta un piccolo, grande miracolo. Scegliendo e riuscendo ad andare controcorrente rispetto alla realtà nazionale, l’azienda si è sganciata dalla logica e dalla stretta delle Partecipazioni statali ed è rinata a nuova vita privatizzandosi e puntando proprio sul settore biomedicale e sull'investimento in innovazione. I risultati di questi primi tre lustri, dall'uscita dal Gruppo Iri-Finmeccanica nel 1994 a oggi, sono stati presentati ieri a Milano nella sede di Intesa San Paolo, partner capofila della società, e parlano di una sfida che Genova ha saputo lanciare al sistema produttivo italiano e che l’ha portata alla conquista del mondo: la scelta della produzione biomedicale, in particolare di apparecchi per ecografie, pressoché inesistente in Italia, con uno sforzo costante, in termini economici e di risorse umane, nella ricerca. I numeri, nella loro freddezza, danno le dimensioni della crescita e il senso di una scommessa vinta. Dal 1993 al 2008 il fatturato di Esaote è passato da 100 a circa 300 milioni di euro, 170 dei quali realizzati sui mercati esteri, e l’utile netto da 0,4 a 7,4 milioni. Crescita esponenziale anche dei dipendenti, da 500 a 1.300, per il 20% impiegati in R & S (che assorbe il 10% del fatturato) e della produzione, passata in quindici anni da 1.300 a 8.500 ecografi all'anno. Infine, le sedi, che nel 1993 erano 5 (Genova, Firenze, Indianapolis, Monaco di Baviera e Parigi) e che attualmente sono 14, con una presenza crescente nei Paesi emergenti, i particolare Cina, India e America Latina che fa considerare oggi l'azienda una multinazionale con società, joint-ventures e distributori in oltre 70 Nazioni. Il risultato è che Esaote è diventata in quindici anni uno dei primi dieci protagonisti mondiali nel settore della diagnostica. E certo non intende adagiarsi sugli allori. «Esaote - ha detto Carlo Castellano, presidente del Gruppo - sta progettando il futuro: da azienda di apparecchiature diagnostiche a soluzioni mediche specifiche, con importanti iniziative nei campi dell'oncologia, della cardiologia e della reumatologia. Non è un caso se, nonostante la crisi, nel primo semestre del 2009 abbiamo registrato ulteriori risultati positivi, con un fatturato consolidato di 147milioni, il 7% in più rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso».
La capacità di guardare al futuro riuscendo ad anticiparlo è dunque la carta da giocare per mantenere i primati raggiunti, già come è stato fatto in passato.

«Esaote ha puntato su alcuni elementi distintivi - ha spiegato l'amministratore delegato del Gruppo, Fabrizio Landi - tra cui la ricerca e sviluppo di prodotti innovativi, per la quale investiamo il doppio della media delle multinazionali del settore».

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