Esiste la Chiesa del Papa ma non quella di partito

La «macchina» del Family day sta correndo velocemente verso la manifestazione del 12 maggio. Ormai sono più di 40 le Associazioni cattoliche che hanno aderito. Calibri di assoluta rilevanza: da CL alla Coldiretti, dai Medici cattolici alla Comunità di Sant’Egidio, dal Centro sportivo italiano al Forum delle famiglie...
Segno che la posta in gioco, il bene della famiglia, è alta, ma anche di un laicato che si sta riappropriando del proprio protagonismo politico e sociale. Che i vescovi abbiano scelto di non andare in piazza è un buttare fuori dal nido il mondo della laicità cattolica, perché voli con le proprie ali. Se le Associazioni hanno risposto presente, quasi all’unanimità, spiazza l’assenza di alcune altre. Penso ai Beati i costruttori di pace di don Bizzotto, Libera di don Ciotti, Rete Lilliput di don Vitaliano Della Sala, la Comunità San Benedetto di don Andrea Gallo, Exodus di don Mazzi. Penso, soprattutto, a Pax Christi, presieduta da monsignor Tommaso Valentinetti, vescovo di Pescara. A dirci che aria tira dentro a quest’ultima ci ha pensato don Fabio Corazzina, portavoce del movimento. Reduce dal Global Meeting di Marghera, con Toni Negri e Luca Casarini, don Corazzina ha sottolineato che il Family day «è una strategia che non aiuta davvero la famiglia, sulla cui tutela siamo tutti d’accordo, ma che passa per altri percorsi». Quanto ai Dico ricorda che «governo e Parlamento hanno fatto bene ad impegnarsi perché essi non mettono in discussione l’istituto del matrimonio e quello della famiglia... Né la chiesa può ergersi a giudice dell’amore degli altri... ma deve annunciare il vangelo che è amore, anziché trincerarsi a difesa delle sue verità». Si noti l’aggettivo «sue».
Vengono spontanee alcune domande. Ma a che chiesa appartengono questi preti? A quella dei principi non negoziabili di Benedetto XVI o a quella del primato della coscienza di matrice luterana? Sono i preti dell’obbedienza, promessa il giorno dell’ordinazione, o quelli in libera uscita di tante chiese autocefale? Quella del vangelo integrale o del socialismo reale? E tanta voglia di dissociarsi esprime ancora appartenenza reale alla chiesa o non piuttosto obbedienza alla linea di scuderia ideologica? Il cattolico medio, che vive di fede semplice, si domanda se non siamo di fronte a due chiese: quella del Papa e quella del partito. Mi chiedo perché Pax Christi, presieduta da vertici nominati dalla Cei, possa esprimere un indirizzo opposto a quello dei vescovi. Pronta a bacchettare l’onorevole Bondi se scrive ai cattolici, com’è accaduto nel 2006, salvo immergersi nel brodo di sinistra come in un battistero di acque rigeneranti. Il tema della pace è troppo grande perché possa esaurirsi nel no alle armi, per quanto condivisibile. Chi conosce la Centesimus Annus, sa con quanta passione Giovanni Paolo II ha associato questo tema a quello della famiglia, fino a far dipendere da quest’ultima ogni autentica ecologia sociale. E allora perché non manifestare uniti, come cristiani, non contro qualcuno, ma a favore della sorgente della pace?
Don Corazzina ha detto di rifiutare «l’antipolitica di chi mette sullo stesso piano tutti i governi e la logica del “non negoziabile”» di Benedetto XVI. L’importante era saperlo, senza raccontare tante balle, magari nel nome del vangelo.


brunofasani@yahoo.it

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