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Le ambasciate Usa sotto assedio

Dopo l'assalto al consolato Usa di Bengasi, gli Stati Uniti temono nuovi disordini. Due navi da guerra verso la Libia, 200 marines pronti a partire. Ma il governo libico rassicura: "Abbiamo arrestato i primi sospetti". Scontri davanti all'ambasciata Usa del Cairo e a Sanaa. Il presidente egiziano Morsi: "Maometto non si tocca". Clinton contro il film su Maomento: "È disgustoso, offende una grande religione"

Le ambasciate Usa sotto assedio

All'indomani dell'attacco al consolato Usa di Bengasi (costato la vita all'ambasciatore Chris Stevens e ad altre tre americani, di cui due marines), gli Stati Uniti temono nuovi disordini e scelgono di far sentire la propria presenza in Libia.

Due navi da guerra americane sono partite alla volta del paese libico. La decisione degli Stati Uniti, presentata da una fonte del governo come "misura precauzionale". Le iniziative militari prese da Washington sono "non soltanto logiche, date le circostanze" ma anche "improntate a prudenza", ha spiegato il portavoce del Pentagono, George Little. Insomma, le due navi da guerra non hanno una missione specifica, ma devono essere pronte a qualsiasi missione ordinata dal presidente. Le unità, armate con missili Tomahawk, sono la USS Laboon e la USS McFaul.

Il governo libico ha intanto assicurato tutto il suo impegno nel trovare i responsabili degli omicidi. Il neo premier libico, Mustafa Abu Shagur, ha detto che è stato fatto un "grosso passo avanti" nelle indagini: "Abbiamo alcuni nomi e immagini (dei sospetti). Sono stati effettuati degli arresti ed altri sono in corso mentre parliamo", ha dichiarato Shagur.

Secondo una fonte del Pentagono, il presidente americano ha deciso inoltre di inviare in Libia un reparto di marines specializzato nella lotta al terrorismo. Si parla di circa 200 uomini pronti a partire per "rafforzare la sicurezza nelle sedi diplomatiche di Tripoli e Bengasi". Inoltre, secondo quanto riportato dalla Cnn, alcuni droni americani potrebbero sorvolare Bengasi e altre località nell'est della Libia pronti a colpire chi ha effettuato l'attacco alla sede diplomatica Usa di Bengasi.

Il rischio che le proteste anti-Usa si possano estendere e possano dilagare anche in altri paesi è molto alto. Infatti, in Egitto, al Cairo, si sono registrati nuovi scontri tra dimostranti e forze di sicurezza egiziane vicino alla sede dell’ambasciata Usa. A riferirlo è il sito web del quotidiano Ahram, secondo cui da ieri sera prosegue la protesta di circa 200 dimostranti contro il film blasfemo su Maometto The Innocence of Muslims.

Secondo Ahram, alcuni dei dimostranti hanno lanciato delle bombe carta contro le forze di sicurezza che hanno risposto con i lacrimogeni per disperdere la folla. L’area nei pressi dell’ambasciata Usa al Cairo è stata teatro di scontri anche martedì sera, nelle stesse ore in cui veniva assaltato il consolato Usa a Bengasi. È di almeno 13 feriti il bilancio degli scontri, secondo quanto ha riferito la Tv di Stato egiziana.

Proteste anche nello Yemen. Migliaia di manifestanti, che protestavano per il film blasfemo su Maometto, hanno assaltato l’ambasciata americana a Sanaa. Le forze di sicurezza hanno sparato lacrimogeni e colpi d’arma da fuoco per disperdere la folla, ma alcuni dimostranti sono entrati nel recinto dell’ambasciata e hanno appiccato il fuoco a dei veicoli che vi erano parcheggiati. Durante gli scontri un manifestante è stato ucciso da un proiettile sparato dalla polizia.

Paura anche a Berlino dove il consolato Usa è stato parzialmente evacuato per un pacco sospetto. Dal plico, che conteneva alcuni documenti, proveniva uno strano odore e secondo i vigili del fuoco tre uomini hanno avuto difficoltà respiratorie dopo averlo aperto.

Gli Stati Uniti "restano vigili: dobbiamo assicurarci di continuare a esercitare pressione su Al Qaida e gli affiliati in altre parti del mondo, come il Nord Africa e il Medio Oriente. Questa è una cosa che sono determinato a fare", ha affermato ieri il presidente Barack Obama in’intervista alla Cbs che andrà in onda domenica. "Nessun atto di terrore resterà impunito. La violenza non scalfirà la determinazione degli americani", ha ribadito oggi il presidente Usa.

Obama ha telefonato ai leader di Libia ed Egitto. Il presidente egiziano Mohamed Morsi ha chiesto al presidente degli Stati Uniti di "prendere misure dissuasive contro chi cerca di demolire le relazioni con gli Usa" e poi ha affermato che il Profeta Maometto è "una linea rossa che nessuno deve toccare e respingiamo ogni attacco, noi ci sacrificheremo con le nostre anime e i nostri cuori".

Il segretario di Stato americano, Hillary Clinton ha ribadito la totale estraneità del governo statunitense al film in questione: "Il governo degli Stati Uniti non ha nulla a che vedere con il video", ha precisato definendolo "disgustoso e riprovevole" e sottolineando come il suo obbiettivo sia "quello di denigrare una grande religione e provocare collera".

Intanto, emergono nuovi dettagli sull'attacco di Bengasi. Il consolato americano assaltato non era protetto dai marines che solitamente proteggono le ambasciate e non aveva un adeguato livello di sicurezza in atto, come quello che vige nelle ambasciate. A riportare la notizia è Politico, che cita alcune fonti dell’intelligence. A proteggere il consolato c'erano il Dipartimento di Sicurezza e le forze libiche.

Gli Stati Uniti hanno deciso di evacuare tutto il personale diplomatico e non presente in Libia. All’ambasciata di Tripoli resterà solo una unità di emergenza. Ancora non è chiara la dinamica dell'attacco al consolato. Secondo numerose testimonianze, una dimostrazione "pacifica" contro un film su Maometto, prodotto da un gruppo di copti residenti negli Stati Uniti, è stata l’occasione per dar vita a un vero e proprio assalto, a colpi di armi automatiche, Rpg e mitragliatrici pesanti.

Tuttavia, secondo quanto diffuso dai siti pocpo tempo dopo, l'attacco è "una reazione della milizia Ansar Al-Sharia alla conferma della morte di Abu al-Libi", numero 2 di Al Qaida, arrivata ieri da Ayman al Zawahiri.

Anche secondo alcune fonti usa dietro ci sarebbero i terroristi e le proteste contro il film sarebbero solo un "diversivo".

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