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Birmania, dopo mezzo secolo abolita la censura

D'ora in poi non sarà richiesta la presentazione degli articoli ai censori dello Stato

Rangoon - La "rivoluzione" continua: nuova apertura del regime di Rangoon sul piano dei diritti civili. Il regime del Myanmar ha deciso, a partire da oggi, la definitiva abolizione della censura preventiva su "tutti i mass media" nell’ex Birmania.

Il provvedimento, annunciato attraverso un comunicato del ministero per l’Informazione, pone così fine a restrizioni severissime in vigore praticamente da mezzo secolo, con l’avvento al potere nel 1962 della giunta golpista guidata dal generale U Ne Win. Si conferma così il processo riformistico avviato dal nuovo governo birmano, formalmente civile sebbene guidato da un generale a riposo, Thein Sein. Le pur caute aperture hanno raggiunto il culmine con la scarcerazione di centinaia di prigionieri politici a partire dalla leader dell’opposizione non violenta, Aung San Suu Kyi, insignita nel 1991 del premio Nobel per la Pace.

Già l’anno scorso nel Paese asiatico la censura era in realtà stata revocata per le pubblicazioni ideologicamente meno sensibili, per esempio i testi delle canzoni o delle fiabe.

Era, tuttavia, rimasta in vigore per la maggior parte dei libri e per giornali, televisioni ed emittenti radiofoniche, specie se di matrice politica o religiosa.

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