Mondo

Al Cairo fuoco sugli islamisti. Vacilla l'alleanza pro generali

L'esercito spara sui sostenitori dell'ex presidente Morsi: oltre 50 le vittime I militari: gruppo terroristico in azione. Ma cominciano a perdere consensi

Al Cairo fuoco sugli islamisti. Vacilla l'alleanza pro generali

Il Cairo - Strisce di sangue macchiano il selciato. Qualcuno ha provato a pulire l'asfalto con acqua insaponata. Il viale è ricoperto di pezzi di mattone, calcinacci, spazzatura, fotografie calpestate del presidente egiziano deposto, Mohammed Morsi. Ci sono anche caschi da motociclista sfasciati. L'odore dell'aria è acre per i gas lacrimogeni, sparati almeno cinque ore prima. Davanti al quartier generale della Guardia Repubblicana, dove si pensa sia detenuto l'ex raìs, ieri mattina i segni della battaglia erano ovunque. All'alba, i soldati barricati dietro filo spinato e sacchi di sabbia all'entrata del quartier generale, hanno aperto il fuoco sui sostenitori di Morsi, da giorni riuniti davanti all'edificio. Oltre 50 civili e un militare sono rimasti uccisi nelle violenze, secondo fonti mediche locali.

Quello che è accaduto esattamente alle quattro del mattino di lunedì lungo l'anonimo vialone del Cairo è ancora difficile da ricostruire. Le parti di una battaglia non più soltanto politica si scambiano accuse e addossano colpe. Un uomo dalla lunga barba nera - segno di pietà nell'islam - mostra il lembo insanguinato di quel che resta di una maglietta. Arrampicato sul cancello verde della moschea Mustafa El Islami, a pochi metri dalla Guardia repubblicana, urla: «Ci hanno attaccato alla preghiera dell'alba», dice riferendosi ai soldati. «Chi vuoi che sia stato? Chi ha elicotteri, carri armati, fucili?», grida un signore che sostiene d'essere un testimone degli eventi dell'alba e che vuole restare anonimo. Indica il cielo, dove continuano a volare bassi gli elicotteri militari, e il viale davanti, bloccato da una fila di carri armati. «È una guerra contro l'islam», dice.

Poco lontano, la piazza antistante la moschea Rabaa Al Adawiya, sit-in permanente dei sostenitori dei Fratelli musulmani di Morsi, è già piena durante la preghiera del mezzogiorno, carica di tensione dopo gli eventi. Il partito Giustizia e Libertà, braccio politico della Fratellanza, chiede «al grande popolo egiziano», «una rivolta», mentre l'esercito sollecita i manifestanti a tornare a casa. La Casa Bianca, che ieri ha chiesto moderazione ai militari, condanna le «esplicite» incitazioni alla violenza della Fratellanza.

I Fratelli musulmani accusano i soldati di «massacro» e le forze armate denunciano l'azione di «un gruppo armato terroristico». La Guardia repubblicana sarebbe stata attaccata, ha detto ieri in una conferenza stampa un portavoce militare, mostrando video di presunti assalitori, mentre la televisione di Stato mandava in onda immagini di un uomo che spara contro le truppe e un individuo incappucciato con un fucile nel mezzo degli scontri.

Dopo le violenze del mattino, il Fronte del 30 giugno, il movimento che nei giorni scorsi ha riempito la piazza contro Morsi, ha fatto sapere di continuare ad appoggiare l'esercito e la road map politica proposta. Gli spari dell'alba, però, hanno creato crepe nel variegato gruppo politico che sta negoziando con i generali la direzione della transizione. I salafiti di Al Nour, che da giorni stanno bloccando la nomina di un premier, si sono ritirati dalle trattative. Il volto della piazza Mohammed ElBaradei ha chiesto che sia aperta un'inchiesta sui fatti, poi ordinata dalla presidenza. L'ex membro dei Fratelli musulmani ed ex candidato presidenziale Abdel Moneim Abul Futh, mediatore nelle trattative, ha domandato le dimissioni del nuovo capo di Stato e parlato di «crimini» contro l'umanità. Lo sheikh di Al Azhar, massima istituzione religiosa, ha evocato il rischio di guerra civile e chiesto la liberazione dei prigionieri politici (un riferimento ai leader dei Fratelli musulmani arrestati i questi giorni). Sheikh Ahmed Al Tayeb, che ha partecipato assieme alle opposizioni alla stesura della road map militare, ha annunciato che si ritirerà in preghiera fino a quando non cesseranno le violenze.

Twitter: @rollascolari

Commenti