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Ucraina, candidato alla presidenza in "missione" a Gerusalemme

L'oligarca Poroshenko chiede che Israele appoggi l'Ucraina, allineandosi agli Stati Uniti

Petro Poroshenko (a sinistra) accoglie Joe Biden a Kiev
Petro Poroshenko (a sinistra) accoglie Joe Biden a Kiev

Israele deve stare con Kiev e non con Mosca. Almeno questo spera uno dei candidati favoriti alle elezioni presidenziali in Ucraina, l’oligarca Petro Poroshenko. A tal punto che si è imbarcato in una missione “segreta” a Gerusalemme per convivere lo stato ebraico a rompere gli indugi e schierarsi dalla parte di Kiev. Fino ad ora il governo israeliano ha mantenuto una rigorosa neutralità evitando di allinearsi a Washington come ha fatto l’Unione europea con le sanzioni anti Mosca. Gli americani ribollivano da tempo nei confronti dell’alleato ebraico, ma l’ira è esplosa quando l’ambasciatore di Israele all’Onu non si è fato vedere all’assemblea generale per votare sulla crisi ucraina.

Poroshenko, che ha un impero dal cioccolato ai media stimato da Forbes attorno ad un miliardo e mezzo di dollari, è arrivato in Israele giovedì in gran segreto. Il 10 aprile un sondaggio gli attribuiva il 38% dei voti alle presidenziali del 25 maggio. Percentuale poi salita di ulteriori cinque punti. Un ottimo biglietto da visita per l’ex ministro egli Esteri, che aveva fatto amicizia con il suo omologo israeliano, Avigdor Lieberman, in ambiente diplomatico e sfidandolo a tennis.

L’oligarca nemico giurato di Mosca ed ultra filo europeo è stato ricevutodal ministro degli Esteri dello stato ebraico, ma pure dal presidente Simon Peres a Gerusalemme, come rivela il sito del quotidiano Haaretz.

La visita è stata resa nota solo al rientro a Kiev di Poroshenko, che non sembra aver scalfito la neutralità israeliana. Lo stesso Lieberman aveva spiegato alla Casa Bianca, due settimane fa, che il suo paese non vuole inimicarsi Mosca per l’Ucraina temendo contraccolpi dei russi sui delicati dossier siriano ed iraniano.

Nonostante la missione semi segreta di Poroshenko gli stessi ebrei ucraini sono divisi sugli eventi scaturiti da piazza Maidan. Una quarantina di volontari chiamati “caschi blu” hanno combattuto negli scontri di piazza a fianco dei rivoluzionari sotto il comando di Delta, nome di guerra di un ex militare dell’esercito israeliano. Alcuni correligionari lo hanno criticato per aver eseguito gli ordini di Svoboda, il partito ultranazionalista che chiama “giudei” gli ebrei. Il loro leader, Oleh Tyahnybok definisce il movimento come “la paura maggiore della mafia russo ebraica”.

In Crimea, nonostante le svastiche disegnate sulla sinagoga di Simferopoli, la capitale della penisola, molti nella comunità ebraica si sentono più al sicuro dopo l’invasione delle truppe russe. A Donetsk, epicentro della rivolta filo russa nell’Est dell’Ucraina, è scattata l’ultima provocazione. Volantini con la bandiera dell’auto nominata repubblica locale filo Mosca intimano agli ebrei di registrarsi presso le nuove autorità per pagare una tassa. I volantini sono stati distribuiti da giovani mascherati, ma i miliziani filo russi li considerano un falso che punta a gettare discredito sui separatisti. Nel gioco degli specchi della propaganda Poroshenko non è l’unico a voler tirare la giacca al governo israeliano. Volodymyr Groysman di origini ebraiche è vice ministro del governo ad interim di Kiev per gli Affari regionali. Ed un altro uomo d’affari ebreo, Igor Kolomoisky, è stato nominato governatore di Dnipropetrovsk, una delle zone calde nell’Ucraina orientale. Giovedì scorso ha offerto una taglia di 10mila dollari, una grossa cifra da quelle parti, per ogni “agente” di Mosca infiltrato fra i separatisti che venga catturato.

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