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Caos in Grecia, si teme la bancarotta: assalto ai bancomat

In due giorni sarebbero stati ritirati 1,2 miliardi dai conti ellenici. Le code per prelevare sono il simbolo della disperazione del Paese

Caos in Grecia, si teme la bancarotta: assalto ai bancomat

Le scatole di cartone degli impiegati che escono per l’ultima volta dalla sede della Lehman, i social network della primavera araba, le tende un po’ anticapitaliste e molto fighette montate nello Zuccotti Park per l’Occupy Wall street. La storia non ha bisogno di marketing, né di espedienti narrativi studiati a tavolino. Gli eventi si fissano nella memoria grazie a simboli che si impongono spontaneamente e l’autunno dell’euro, perlomeno nella versione ellenica, avrà la forma dei sistemi di prelievo automatico che noi chiamiamo bancomat. «Ogni volta che un politico tedesco parla di una nostra uscita dall’euro - spiegava ieri una giornalista greca - qui si formano le file davanti agli Atm». Sigla inglese che sta per Automatic teller machine, congegno sputacontanti nato nel 1967 che oggi è sulla via del tramonto a causa dei nuovi sistemi di pagamento, ma che in questo scorcio di crisi si è guadagnato un vero momento di gloria.

Era già successo nelle fasi più acute della crisi, ad esempio nel novembre scorso, ma ora la corsa agli sportelli, automatici e non, è diventata un’emergenza. Il Governatore della banca centrale, George Provopoulos e il presidente della Repubblica Karolos Papoulias hanno fatto sapere che lunedì i greci hanno ritirato dalle banche 700 milioni di euro. Ieri, dopo il fallimento delle trattative per formare un governo, un altro salasso e la somma portata via dalle banche è arrivata a 1,2 miliardi di euro, lo 0,75% dei depositi totali, cifra pari a 106 euro per ogni cittadino.

L’emorragia, ha spiegato il managing director dell’International Institute of Finance Charles Dallara, finirà quando «la situazione si stabilizzerà», quindi solo se «il governo riaffermerà la sua intenzione di restare nell’euro». Prima della formazione del nuovo esecutivo ci sono le elezioni di giugno, le consultazioni e tutto il resto. Quindi, se tutto va bene, serve un altro mese durante il quale se ne potrebbe andare dalle banche greche un altro 20% dei depositi.

Se invece si dovessero realizzare gli scenari più neri, quelli che prevedono l’uscita della Grecia dalla moneta unica, allora avrebbero ragione i forzati dei bancomat che in questi giorni si sono messi in fila davanti ai terminali. Perché il ritorno alla dracma secondo molti comporta necessariamente una svalutazione della nuova moneta nazionale di Atene rispetto al vecchio conio. Per comprare un euro potrebbero quindi non volerci 340,75 dracme (la parità fissata a suo tempo per la Grecia), ma una cifra superiore di una percentuale che gli analisti sostengono possa essere tra il 40 e il 70%.

In questo caso, chi avrà messo sotto il materasso la valuta «forte» - questo il ragionamento dei forzati dell’Atm - avrà salvaguardato il potere di acquisto dei suoi risparmi, chi avrà lasciato gli euro in banca, si ritroverà con una moneta di dimensioni identiche (questo, spiegano gli economisti, per non dovere cambiare tutti gli Atm del Paese) ma di valore molto inferiore. I principali imputati sono proprio gli sportelli automatici forse perché - sosteneva un collaboratore del blog di tecnologia Z6Mag - fuori dalla banca è più facile che scatti l’emulazione: «I passanti si fermano per capire cosa succede e chiedono se devono fare lo stesso». Dentro la banca c’è il rischio che un impiegato faccia ragionare il correntista nel panico. Il totem distribusci-contante, non fa domande e non si offende se il correntista non ha più fiducia nel suo istituto di credito.

Lo sportello automatico, insomma, è per i greci un ultimo appiglio all’Europa, prima di una nuova era dove potrebbe persino tornare il baratto - ipotesi più estrema tra quelle evocate dagli economisti - o più verosimilmente una moneta agganciata al dollaro. Il tentativo - sicuramente irrazionale - dei cittadini greci di salvare i loro risparmi.

Gli unici a non essersene accorti sono i soliti indignati italiani che in questi giorni hanno pensato bene di mettere in scena una protesta anti banche che consiste nell’apporre sigilli simbolici ai bancomat, feticcio del capitalismo malato. Gli eredi degli autonomi non lo sanno, ma hanno messo in scena quello che molti banchieri greci vorrebbero fare veramente: mettere un bel sigillo ai bancomat e salvare il capitale.

Cauterizzare la ferita prima che l’emorragia renda impraticabile ogni cura.

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