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Caracas senza guida La Corte suprema: aspettiamo Chavez

Niente da fare. Oggi, alla cerimonia per il suo giuramento Chavez non ci sarà. Il Caudillo è lontano, ricoverato in un letto d'ospedale a Cuba. Da là, le poche informazioni che trapelano sono generiche ed evasive. Nessuno parla, la parola d'ordine è: prendere tempo. In gioco c'è la sopravvivenza stessa del chavismo, dell'apparato bolivariano costruito dal comandante rivoluzionario. I suoi parlano ancora di «convalescenza», in molti però ormai sospettano che questa sia la fine per questo presidente che da anni combatte contro il cancro. E forse anche lui aveva creduto di aver vinto a ottobre, quando era stato rieletto, quando si era detto «perfettamente guarito». Poi, ai primi di dicembre, era dovuto tornare a Cuba per la quarta operazione da quando gli hanno diagnosticato la malattia. «Per raccomandazione medica, la convalescenza del Comandante presidente si estenderà oltre il 10 gennaio dell'anno in corso, per cui non potrà presentarsi per questa data davanti all'Assemblea nazionale». L'Assemblea Nazionale venezuelana ha autorizzato il presidente a prendersi «tutto il tempo di cui ha bisogno» per recuperare.

L'opposizione è insorta, ma la Corte Suprema ha dato ragione al governo di Caracas, stabilendo all'unanimità che il presidente potrà giurare il suo terzo mandato anche dopo il 10 gennaio, data ufficiale dell'investitura; per il principio di «continuità amministrativa», inoltre rimarrà in funzione ad interim anche l'attuale esecutivo.

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