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Le centrali nucleari ora fanno il boom

Passato il panico del dopo Fukushima, pronti 60 impianti in tutto il mondo. E l’Italia? Li costruisce all’estero

Le centrali nucleari ora fanno il boom

A distanza di un anno possiamo tirare le somme sulla lezione da Fukushima. Abbiamo imparato almeno due cose. La prima è che intorno a Fukushima, come già Chernobyl, è stato montato un colossale falso mediatico: il nucleare è non sicuro, ma ultrasicuro. Non a dispetto di Fukushima (e Chernobyl), ma grazie a Fukushima (e a Chernobyl). So bene che siete bombardati dai milioni di curie e dai fantastiliardi di becquerel, che non sapete neanche cosa sono e che perciò vi incutono terrore.

Come fare, allora, a giustificare la paura o, alternativamente, a tranquillizzarsi? Continuate a leggere. L'ultimo rapporto dell'Agenzia di sicurezza nucleare giapponese recita: «Non è stata riportata alcuna conseguenza sanitaria in nessuna persona per esposizione alle radiazioni fuoriuscite dagli impianti incidentati». La temuta radioattività, cioè, ha causato zero morti, zero feriti, zero malati. Zero. Se vi piacciono i grandi numeri e i curie, le fuoriuscite radioattive da Fukushima assommano a 18 milioni di curie. Però le fuoriuscite da Chernobyl furono 380 milioni di curie. Ma anche a Chernobyl la radioattività ha causato alla popolazione civile, in questi 25 anni, zero morti, zero feriti e zero malati. Zero.

Tant'è che, in barba a Chernobyl, l'Ucraina, portandoli a 15, ha installato 9 reattori nucleari negli ultimi 25 anni, e non ha modificato il proprio programma di installarne 22 nei prossimi 20 anni. Non da meno la Bielorussia, che lo scorso ottobre ha sottoscritto un contratto con la Russia per la costruzione di due nuovi reattori. E, in barba a Fukushima, Yoshihiko Noda, da pochi mesi Primo Ministro del Giappone, ha dichiarato: «È necessario riconquistare la fiducia della popolazione nella produzione elettronucleare».

Cioè, il Giappone non si sogna di cancellare il programma di costruire 17 nuovi reattori nei prossimi 20 anni. Anzi, lo scorso 29 settembre ha sottoscritto un accordo col Vietnam per realizzare il secondo dei 4 reattori che il Vietnam ha deciso di avere operativi entro il 2025. E lo scorso mese, su 144 amministrazioni di 20 prefetture giapponesi localizzate entro un raggio di 30 km da reattori nucleari attualmente ancora spenti dopo il terremoto, alla domanda se avessero approvato o no il riavvio degli impianti, solo 23 hanno manifestato disapprovazione.

D'altra parte, anche il resto del mondo si comporta allo stesso modo. Barack Obama ha esteso di 20 anni la vita di 68 dei 104 reattori nucleari americani, lo scorso mese ne ha avviato la costruzione di 2 nuovi, e lo scorso 21 settembre ha sottoscritto con la Russia un accordo per «impegnarsi a sostenere lo sviluppo dell'energia nucleare civile». Pochi giorni dopo, la stessa Russia connesse alla rete elettrica il proprio 33mo reattore.

Lo scorso 5 ottobre il governo finlandese ha deciso la localizzazione del settimo reattore nucleare (la Finlandia ha 4 reattori in esercizio, un quinto in costruzione avanzata che andrà in esercizio nel 2013, e altri due la cui costruzione partirà nel 2012, uno, e nel 2014 l'altro). Nel corso del 2011, nel mondo, sono stati 6 i reattori nucleari connessi alla rete elettrica, tra cui quello in Iran iniziato a costruire 7 anni fa. L'Argentina ha completato quest'anno il suo terzo reattore nucleare, cominciato a costruire nel 2006; e lo scorso mese la Corea del Sud ha collegato alla rete elettrica 2 nuovi reattori.

Quelli fuori dal coro sono l'Italia e la Germania. Fuori dal coro, ma stravaganti. Noi, costruiamo all'estero ciò che ci siamo vietato in casa: lo scorso ottobre l'italiana Ansaldo è diventata partner con l'Inghilterra per la costruzione di componenti nei nuovi reattori nucleari di cui quel paese intende dotarsi. La Germania, avendo chiuso 8 dei suoi 17 reattori nucleari sull'onda irrazionale di Fukushima, ha dovuto approvare un piano energetico che prevede sia l'installazione di 23 nuovi gigawatt a carbone entro il 2020, sia l'importazione di energia elettronucleare dalla Russia. La quale, lo scorso 27 febbraio, ha posto la prima pietra per un impianto nucleare sul Baltico, quindi non lontano dalla Germania, destinato, dal 2016, proprio ad erogare energia elettrica da vendere ai tedeschi. Dunque, il paradosso ultimo dell’antinuclearismo è aver causato la nascita di un’altra centrale nucleare (oltre a quelle a carbone).

La seconda cosa che Fukushima (come già Chernobyl) insegna è che - posto che non è solo con le bombe che si fa il terrore - le associazioni ambientaliste, 99 su 100, sono associazioni terroristiche.

Stiamocene alla larga, isoliamole e chiediamo che sia fermato questo loro racket di venditori di terrore.

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