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Niente buoni e cattivi ma dobbiamo schierarci

Inutile pretendere di separare con linee nette i buoni dai cattivi, l'Ucraina non è il Far West, anche se certe immagini spingono a crederlo

Niente buoni e cattivi ma dobbiamo schierarci

Una fragile tregua frena il massacro a Kiev, porta sollievo ma aggiunge in chi vuol capire elementi di incertezza. In un quadro tanto complesso, il pericolo principale per chi ha il compito di spiegare è l'eccesso di semplificazione. Inutile pretendere di separare con linee nette i buoni dai cattivi, l'Ucraina non è il Far West, anche se certe immagini spingono a crederlo. Capire significa anzitutto conoscere le motivazioni - cosa diversa dalle ragioni - delle parti che si affrontano laggiù, avendo presente che è un mondo diverso dal nostro. È certamente una semplificazione dire che in piazza Majdan e dintorni si affrontino «filoeuropei» e «filorussi», ma in ultima analisi c'è del vero: sulle barricate e nelle strade c'è una miscellanea di attivisti politici (relativamente pochi, ma ben organizzati, assai motivati e non di rado anche armati) e gente comune (tanta, disillusa e satura di corruzione, prepotenze e miseria); dall'altra parte ci sono le forze antisommossa inviate da un presidente, Viktor Yanukovich, che ha fatto modificare la Costituzione per ottenere più poteri e imprigionare la più battagliera dei suoi avversari politici, Yulia Tymoshenko, dopo un processo che puzza lontano un miglio di resa dei conti per via giudiziaria, anche se la signora non è una santa.

E ci sono anche i sostenitori di Yanukovich, amici dei russi dei quali parlano spesso la lingua, ostili all'Occidente e in molti casi nostalgici del passato sovietico (pochi sanno e nessuno ricorda che la maggioranza parlamentare che sostiene il presidente è tale solo grazie al decisivo apporto del relativamente piccolo partito comunista). Colori e valori dei filogovernativi sono piuttosto chiari, e vi va aggiunto il sostegno molto interessato fornito loro da Vladimir Putin, che ama porsi nei panni di leader di un popolo fratello ma rigorosamente - e con tutte le conseguenze del caso - maggiore. Più complessa l'inquadratura dei rivoltosi, dei quali in Italia colpiscono la fede ostentata in un'Europa che molti di noi sentono in parte screditata, e la commistione tra dimostranti pacifici e attivisti violenti della estrema destra nazionalista. Vale la pena di osservare che l'infiltrazione di estremisti è un tratto tipico di ogni piazza in rivolta, ma che i valori fondo di questa non dovrebbero essere confusi con la prima, né da questa cancellati in un'analisi obiettiva.

E quali sono questi valori? Sono i nostri di sempre, caro lettore: la libertà di espressione, lo stato di diritto e la prevalenza (nei limiti del possibile, ma tra Occidente e Ucraina di oggi c'e' un abisso in tal senso) della legge sulla corruzione di politici e funzionari pubblici. Per questo a Kiev, a Leopoli e in tante altre città ucraine sventola la bandiera dell'Ue, per questo si chiede l'adesione all'Europa a scapito dell'intesa con Mosca.

E per questo anche noi dovremmo avere pochi dubbi su quale sia la barricata ucraina più vicina al nostro sentire.

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