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Condanna a morte per lo stragista di Fort Hood

L'ex psichiatra e maggiore dell'esercito americano Nidal Hasan, di origini palestinesi, aveva ucciso 13 commilitoni in una base del Texas nel 2009 gridando «Allah è grande»

L'ex psichiatra dell'esercito Nidal Hasan è stato condannato a morte per la strage di 13 commilitoni a Fort Hood in Texas da una giuria militare al termine di un processo di corte marziale in cui l'imputato aveva rinunciato a difendersi.
Hasan, un musulmano di origini palestinesi nato negli Usa, aveva rinunciato fin dall'inizio a ogni assistenza legale: la giuria militare gli ha aperto in questo modo la strada al martirio, che lui apparentemente ha cercato quando nel 2009 aveva aperto il fuoco nell'infermeria della base gridando «Allah è grande» in arabo e uccidendo 13 persone e ferendone gravemente altre 32. Tutti i morti tranne uno erano soldati, tra cui una soldatessa incinta che si era buttata per terra implorando perchè fosse risparmiato il figlio ancora non nato.
La sparatoria finì solo quando Hasan fu colpito alla schiena da un militare che aveva reagito al fuoco. L'ex maggiore è rimasto paralizzato dalla vita in giù e ora gira in sedia a rotelle.
L'ex psichiatra, che aveva avuto contatti con l'imam radicale Anwar Awlaki (ucciso da un drone americano nello Yemen nel 2011), aveva detto di aver agito per proteggere ribelli islamici all'estero dall'aggressione degli Stati Uniti. Hasan potrebbe diventare il primo militare americano messo a morte in oltre mezzo secolo.

Potrebbero però passare anni, se non decenni, prima dell'ora dell'esecuzione, perchè la giustizia militare americana prevede un lungo processo di appello, in cui è incluso il nulla osta finale del presidente degli Stati Uniti.

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