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Corea del Nord contro gli Usa: "Via libera all'attacco nucleare"

L’esercito nordcoreano riceve il via libera per uno "spietato" attacco nucleare contro gli Stati Uniti. Il Pentagono conferma l’invio a Guam del sistema di difesa missilistico

Corea del Nord contro gli Usa: "Via libera all'attacco nucleare"

L’esercito della Corea del Nord ha ricevuto il definitivo via libera per uno "spietato" attacco nucleare contro gli Stati Uniti. Lo Stato maggiore dell’Esercito popolare coreano ha lanciato la sfida finale agli Stati Uniti facendo sapere che le minacce americane "saranno annientate da mezzi di attacco nucleare più efficaci, piccoli, leggeri e diversificati".

Le turbolenze all’altezza del 38° parallelo salgono a nuovi livelli di guardia, evocando venti di guerra sempre più forti. La Corea del Nord ha "formalmente" informato la Casa Bianca e il Pentagono di una potenziale azione nucleare. "La spietata operazione delle nostre forze armate rivoluzionarie - si legge nella nota pubblicata dalla Kcna, l'agenzia ufficiale di Pyongyang - hanno superato l’esame e la ratifica finale". A questo punto, stando a quanto riferito dalla stessa Kcna, nessuno può dire se una guerra esploderà o no in Corea e se esploderà oggi o domani. Oggi pomeriggio la Corea del Nord ha chiuso ai lavoratori del Sud il distretto industriale "a sviluppo congiunto" di Kaesong esaurendo in pratica tutti i possibili attacchi verbali e non militari e aprendo la porta, qualora volesse fare ulteriori passi, a provocazioni "ancora più concrete". La portata della notizia si riassume nel tono usato dai media di Seul, decisamente di stupore e sorpresa verso uno scenario più volte minacciato dal Nord, ma mai attuato nel decennio di vita del più riuscito esempio della cooperazione tra i due Paesi. Non a caso, con l’impennata della tensione, il ministro della Difesa di Seul, Kim Kwan-jin, ha assicurato l’esame di tutte le opzioni possibili, anche di quella militare nel caso di scenario peggiore, qualora la sicurezza dei propri lavoratori nell’enclave nordcoreano dovesse risultare a rischio. E in serata, dopo che il segretario alla Difesa americano Chuck Hagel aveva affermato che le minacce nucleari di Pyongyang costituiscono un "pericolo grave e reale", il Pentagono ha comunicato che nelle "prossime settimane" sarà inviato e dispiegato a titolo "precauzionale" a Guam (una delle principali basi americane nel Pacifico) un avanzato sistema di difesa missilistico (Thaad).

Pur nella diversità delle posizioni, spesso antitetiche, c’è sempre stata una base tacitamente ritenuta comune, motivo di dialogo nel rispetto del disgelo dei rapporti avviato con lo storico vertice del 2000 a Pyongyang, tra il "caro leader" Kim Jong-il e il presidente sudcoreano Kim Dae-jung. Finora, il distretto di Kaesong non era stato tirato in ballo nello scontro in modo tanto violento anche perché tutti gli avvertimenti possibili del Nord, incluse minacce di guerra nucleare e rafforzamento delle armi atomiche, si sono pressoché esauriti: i prossimi eventuali passi potrebbero essere provocazioni di tipo più pratico. Prima del blocco dei visti, a Kaesong risultavano esserci 861 sudcoreani: questa mattina, nei piani originari, 484 lavoratori e 371 veicoli di Seul avrebbero dovuto raggiungere il distretto. A fine giornata, ha riportato l’agenzia Yonhap, solo 33 hanno avuto il permesso di partire facendo scendere a quota 822 il numero complessivo di lavoratori nel complesso. Il calo drastico dei rientri, rispetto ai 466 ipotizzati, è legato alle esigenze delle 123 aziende attive di garantire operatività.

Tuttavia, il problema della loro sicurezza è il primo nella scala delle priorità del governo di Seul, perchè il timore mal dissimulato è che, con un altro colpo di mano o un’ipotesi di incidente, possano trasformarsi in possibili ostaggi.

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