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Datagate, l'Nsa si difende davanti al Senato Usa: "Tutti spiano"

Audizione dei dirigenti della Nsa, al centro dello scandalo intercettazioni. Il blogger Greenwald insiste: "Gli Usa si giocano reputazione"

Datagate, l'Nsa si difende davanti al Senato Usa: "Tutti spiano"

In un'audizione al Senato il direttore della Nsa (National intelligence agency), James Clapper, ha difeso a spada tratta i programmi di sorveglianza finiti al centro dello scandalo. "Sono scioccato: qui si gioca d’azzardo", ha detto Clapper citando una celebre battuta di Humphrey Bogart nel film Casablanca. Il senso del suo ragionamento è questo: i politici non lo sanno che le spie spiano? Non è certo, questa, la scoperta delle scoperte. Poi ha spiegato che gli Usa "condividono informazioni con i loro alleati europei e loro condividono informazioni con noi". Insieme a lui ha parlato anche il numero uno della Nsa, il generale Keith Alexander, che ha sostenuto davanti ai membri della Commissione di "non aver spiato i cittadini europei" e che la Nsa si scambia notizie con i servizi segreti degli altri stati europei per difendere gli Stati Uniti e i Paesi alleati da possibili minacce. "Non abbiamo visto il contenuto delle chiamate - ha assicurato Alexander - ma analizzato solo i metadati (informazioni descritte da un insieme di dati). Clapper ha ricordato di non condividere "i dati che raccogliamo con la Casa Bianca e con il presidente Obama", aggiungendo che spiare i leader è una pratica fondamentale e che tutti gli altri Paesi lo fanno.

Il capo dell'agenzia di intelligence americana ha aggiunto: "Abbiamo rispettato la legge e la supervisione rigorosa che abbiamo condotto è stata efficace". Ha poi insistito su un punto: "Non spiamo tutti a meno che non ci siano validi motivi di intelligence". Clapper ha ammesso (non poteva fare altrimenti) che alcuni "errori sono stati commessi", puntando il dito su sbagli commessi da uomini o problemi tecnici, spiegando che c’è stata "un’erosione della fiducia nella comunità d’intelligence". Ma ha anche messo in guardia i politici: l’eventuale riforma della Nsa che potrebbe essere decisa dal Congresso non dovrebbe essere "troppo correttiva". Come americani, ha continuato, "affrontiamo un’infinita serie di minacce" e per questo "dobbiamo sostenere la nostra capacità di individuare queste minacce".

Greenwald insiste: gli Usa si giocano la reputazione

In un'intervista alla Cnn pubblicata da Repubblica Glenn Greenwald, il giornalista-blogger che ha diffuso le informazioni di Edward Snowden, torna ad attaccare gli Stati Uniti: "Non è vero che ogni Paese intercetta le comunicazioni personali dei propri alleati democraticamente eletti; e di certo non è vero che ogni Paese effettua intercettazioni di massa su milioni di persone innocenti, in ogni angolo del mondo. Solo gli Stati Uniti lo fanno. Il mondo non lo sapeva, e adesso lo sa. È questo il motivo per cui le autorità Usa sono furibonde: non perché sia stata messa a rischio la sicurezza nazionale, ma perché la loro reputazione e la loro credibilità sono state compromesse agli occhi del mondo". "Snowden - dice - ha fornito una quantità enorme di documenti, chiedendoci ripetutamente di esaminarli con grande meticolosità e giudizio, soppesandoli uno a uno e tenendo a mente l’interesse comune e il fatto che alcuni di quei documenti avrebbero potuto danneggiare persone innocenti. Da cinque mesi disponiamo di molte migliaia di documenti. In tutto, credo che ne abbiamo pubblicati circa 200, o 250, e questo dimostra con quanta cautela stiamo procedendo. Ma non abbiamo detto nulla ai terroristi che già non sapessero e il problema sta nell’affermazione che è tutta una questione di terrorismo". E con una punta di sarcasmo si domanda: "Angela Merkel è forse una terrorista? Milioni di cittadini spagnoli e francesi sono terroristi?". Poi la sentenza, inappellabile: "Si tratta, è evidente di una questione di potere politico e spionaggio economico. E in tutto il mondo, l'affermazione che tutto sia invece incentrato sul terrorismo è considerata per quello che è: una balla bella e buona".

Intanto la Cina gongola

Da tempo accusata di essere la "Spectre" mondiale dello spionaggio, con gli Usa nell'angolo ora la Cina si prende la sua rivincita: "Come molti altri Paesi stiamo seguendo con grande attenzione agli sviluppi", dell’Nsagate, ha detto la portavoce del ministero degli Esteri, Hua Chunying, aggiungendo che Pechino, "è preoccupata dalle continue rivelazioni sulle intercettazioni e le operazioni di sorveglianza (Usa) ed è attenta a come la situazione si svilupperà". Intanto, prosegue, "adotteremo le misure necessarie per garantire con fermezza la sicurezza dele nostre informazioni". Hua non ha risposto alle domande se anche Pechino, come Washington, effettui operazioni di intercettazioni sul larga scala all’estero. Lo scorso maggio, prima dell’incontro tra Obama e l’allora presidente ancora in pectore Xi Jinping in California, la stampa Usa rivelò che le forze armate cinesi hanno un’unità conosciuta come "61398" identificata come la centrale operativa dello spionaggio informatico militare cinese che ha attaccato almeno 140 volte le istituzioni e le aziende private Usa.

Centrale localizzata in un anonimo palazzo di 12 piani nel quartiere Pudong di Shanghai.

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