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Dietro il Nobel della letteratura l’ombra di uno scandalo

Secondo la tv svedese, l’accademico che ha spinto la candidatura di Mo Yan, ha approfittato della vittoria di quest’ultimo per "piazzare" le sue traduzioni dell’autore cinese

Ogni volta che il premio Nobel per la letteratura viene assegnato a chi, almeno per il pubblico occidentale, è un perfetto Carneade, le polemiche non mancano mai. E la vittoria quest’anno del cinese Mo Yan ha rispettato pedissequamente il solito copione. Dopo le accuse di «ingerenza», rivolte in maniera piuttosto goffa al governo cinese, ora è la volta di chi vede l’ultima edizione del premio oscurata dall’ombra di uno scandalo tutto scandinavo. Una tv svedese ha infatti avanzato la terribile ipotesi di «conflitto di interesse». Perché dietro l’assegnazione del premio si dice si nasconda un interesse preciso (e ben remunerato, per altro).
Il protagonista di questa storia non è, però, il vincitore dell’ambito riconoscimento internazionale (peraltro considerato comunque uno dei più importanti autori cinesi contemporanei), bensì un membro dell’Accademia svedese che assegna ogni anno il premio. Il suo nome è Göran Malmqvist e di mestiere fa il sinologo, ovvero insegna all’università di Stoccolma proprio la lingua e la letteratura cinese. È ovvio che, in qualità di membro dell’Accademia reale svedese, sponsorizzi gli autori che conosce meglio, però per promuovere il suo beniamino (Mo Yan, appunto) non si è limitato a giurare sulla sua buona fede che si tratta di un autore degno del premio. Per convincere gli altri membri dell’Accademia ha fatto girare delle copie dattiloscritte dei romanzi di Mo Yan. Ottima iniziativa, penseranno tutti. Uno che ha preso seriamente la sua missione di accademico, osserveranno alcuni. Ovviamente non gli basta perorare la causa dei «suoi» scrittori - è tentato di credere un osservatore poco attento - vuole che anche gli altri membri dell’Accademia si convincano sinceramente della loro validità.
Peccato che quelle stesse traduzioni, una volta assegnato il premio proprio al suo beniamino, siano state utilizzate (e con molto profitto) da una casa editrice svedese (la Tranan). Il fatto che il contratto tra Malmqvist e la Tranan sia stato firmato soltanto dopo l’annuncio dell’assegnazione del Nobel, per qualcuno fa poca differenza.
Il regolamento dell’Accademia reala di Svezia, infatti, è molto chiara su questo punto: se sussiste anche un minimo dubbio, addirittura la sola percezione di un possibile conflitto di interessi tra uno dei membri del consiglio e uno dei candidati, il primo è tenuto a fare un passo indietro.
Cosa che Malmqvist, si è guardato bene dal fare come ha testimoniato lo stesso segretario permanente dell’Accademia, Peter Englund, intervistato proprio in merito a questo «affaire».

Anzi, ha ribadito il segretario, Malmqvist ha avuto sempre un ruolo di primo piano nell’assegnazione del premio all’autore tra l’altro di «Sorgo rosso» e di «Grande seno, fianchi larghi» (entrambi, come tutti gli altri titoli dell’autore cinese, pubblicati in Italia da Einaudi).

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