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Effetto "Mare nostrum": ora attiriamo più profughi

Ondata record di sbarchi: oltre 700 migranti in due giorni, tutti portati a terra dai nostri militari. I veri costi della missione: 12 milioni al mese

Effetto "Mare nostrum": ora attiriamo più profughi

In meno di 24 ore una valanga di migranti, oltre 700, è stata raccolta in alto mare dalla flotta italiana dell'operazione Mare Nostrum, che costa fra i 12 ed i 14 milioni di euro al mese e sta già finendo i soldi. Nelle stesse ore il presidente del Consiglio, Enrico Letta, reduce dal vertice europeo a Bruxelles, cantava vittoria sull'immigrazione. In realtà le proposte concrete sono rimandate a dicembre e le decisioni cruciali sul diritto d'asilo a giugno del prossimo anno, dopo le elezioni europee.

Una vittoria di Pirro quella di Letta confermata dalle nuove ondate di disgraziati via mare sulle nostre spalle. Un segnale chiaro che prima dell'inverno, quando le condizioni del Mediterraneo non permetteranno la traversata, i trafficanti di uomini vogliono svuotare i serbatoi di carne umana in Libia ed Egitto. A portarceli in casa, salvandoli dai barconi, ci pensiamo noi, che dal 18 ottobre, dopo la tragedia di Lampedusa, abbiamo schierato una flotta aereo navale senza precedenti. Un altro che ieri cantava vittoria era l'ammiraglio Guido Rando, comandante di Mare Nostrum, mentre faceva rotta con 318 migranti a bordo della nave San Marco verso Augusta. Il sogno dei clandestini e dei trafficanti, che giocano sulla loro pelle.

Nessuna possibilità di rispedire i barconi da dove sono partiti, come la Spagna fa dal 2006 al largo del Senegal e della Mauritania. La missione, che si chiama Hera, finanziata fin dall'inizio da Frontex, l'agenzia europea per il controllo delle frontiere, continua fino al 30 ottobre e forse verrà rinnovata il prossimo anno. Purtroppo rimandare i barconi in Libia, dopo il crollo di Gheddafi grazie alle bombe della Nato, è impensabile per mancanza di autorità statali che controllino effettivamente il territorio. Con l'Egitto nessuno sembra averci pensato.

Il risultato è che fra giovedì e venerdì abbiamo recuperato in alto mare 705 migranti. In poche ore 203 erano già stati fatti sbarcare dalle nostre navi a Lampedusa, dove le strutture di accoglienza sono al collasso. Il pattugliatore Cigala Fulgosi ha soccorso un natante a 100 miglia a sud dell'isola con 99 persone a bordo. L'imbarcazione era alla deriva e senza sistemi di navigazione. Intanto ci sono gli italiani in mezzo al mare a raccogliere tutti. Un altro barcone nelle stesse condizioni è stato soccorso dalla corvetta Chimera a 37 miglia da Lampedusa. Ben 318 migranti sono stati trasferiti sulla nave anfibia San Marco dove a bordo ci sono dei poliziotti per l'identificazione, ma nessuno viene rispedito indietro.

Dal 18 ottobre abbiamo schierato in mare 6 navi e due sono in porto a rotazione. Gli elicotteri sono 5, gli aerei per ricerca anche notturna 2 e mandiamo in volo pure un drone che può arrivare fino alla Libia. Un dispositivo possente non per fermare le ondate, come hanno fatto per anni gli spagnoli davanti alle coste africane, ma per salvare chi si imbarca su un guscio di noce e portarlo in Italia.

Il costo di Mare Nostrum supera i 12 milioni di euro al mese: in pratica una media di 1 milione e mezzo di euro a nave e poi c'è la flotta aerea. Non a caso ieri, il capo di stato maggiore della Difesa, ammiraglio Luigi Binelli Mantelli ha suonato il campanello d'allarme spiegando che i soldi stanno finendo. Mare Nostrum «è partita con brevissimo preavviso, dopo la tragedia di Lampedusa, in un momento - a fine anno - in cui le risorse sono quasi esaurite. È quindi necessario che questa operazione venga sostenuta» ha dichiarato l'alto ufficiale. Non ha aggiunto che i soldi vengono recuperati dai vari ministeri coinvolti ed in tempi di vacche magre l'impresa è ardua. Al contrario Binelli si è detto convinto del «grande valore politico e strategico» dell'operazione, che risulta alquanto dubbio se escludiamo il solito buonismo italiano e lo slancio umanitario.

Al vertice europeo concluso ieri, Francia e Olanda hanno promesso di mettere a disposizione degli aerei. Il premier Letta ha cantato vittoria sostenendo che «si è raggiunto il risultato di considerare il tema dell'immigrazione come europeo e non italiano o greco, o maltese». A Bruxelles si è deciso di agire sui paesi di origine dei migranti e di transito, come la Libia, di rafforzare la sorveglianza delle frontiere in mare e di lottare contro i trafficanti di uomini.

Un primo passo formale, ma le misure concrete saranno proposte appena in dicembre ed adottate in giugno.

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