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Egitto, ultimatum dell'esercito: "Soluzione in 48 ore". 20 le vittime

Le forze armate chiedono risposte in tempi brevi alla politica. Sale a venti il numero delle vittime. Cancellata la conferenza stampa del presidente

Egitto, ultimatum dell'esercito: "Soluzione in 48 ore". 20 le vittime

Quarantott'ore per trovare un accordo. La dichiarazione del comandante delle forze armate egiziane, Abdel Fattah el Sissi, ha il sapore di un ultimatum. Le forze politiche devono trovare un modo per scendere a patti. E per farlo hanno due giorni. Se questo non succederà l'esercito sarà costretto a "presentare una road map la cui applicazione sarà controllata 'direttamente'".

"Le richieste del popolo devono essere soddisfatte", ha sottolineato l'esercito, che ha anche messo in chiaro che questo non fa delle forze armate "parte dello scontro politico o di potere" e che non accetterà "di uscire dal proprio ruolo nell’ambito del contesto democratico".

Piazza Tahrir, che continua a essere il fulcro della protesta che chiede le dimissioni del presidente Mohamed Morsi, ha accolto con un boato l'annuncio delle forze armate, arrivato al termine di un incontro del Consiglio supremo militare, presieduto dallo stesso el Sissi, anche ministro della Difesa al Cairo. Pochi minuti dopo alcuni elicotteri che sventolavano grandi bandiere egiziane e loghi dell'esercito hanno compiuto diversi passaggi sulla piazza.

Mahmoud Badr, portavoce dell'opposizione, ha apprezzato lo schieramento dell'esercito accanto al popolo. Voci critiche hanno espresso il timore che l'esercito torni al governo, in una riedizione di quanto avvenuto dopo la Primavera. Morsi, che ha già dichiarato nei giorni scorsi di non voler lasciare, si è incontrato con el Sissi. Ha poi cancellato la conferenza stampa che doveva tenere in serata.

Cinque ministri (Turismo, Ambiente, Risorse idriche, Rapporti con il parlamento e Telecomunicazioni) hanno rassegnato le loro dimissioni, in sostegno alle richieste dei manifestanti. Hisham Zaazou, a capo del dicastero del Turismo, aveva già rassegnato le sue dimissioni in precedenza, protestando contro la nomina a governatore di Luxor di un uomo della Gamaa Islamiya, coinvolto in passato in attività terroristiche.

È salito a venti il numero delle vittime causate da giorni di proteste e scontri.

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