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Fallito il dialogo con gli Usa. Putin accende i carri armati

La macchina da guerra russa, rinnovata con enormi spese dal Cremlino dopo la figuraccia in Georgia del 2008, è pronta ad aggredire l'Ucraina

Fallito il dialogo con gli Usa. Putin accende i carri armati

Se la guerra è la continuazione della politica con altri mezzi allora Vladimir Putin è pronto. Certo nessuno ancora lo dice. «Sull'Ucraina non c'è la stessa visione» si limita a sussurrare il ministro degli Esteri di Mosca, Sergei Lavrov, dopo i colloqui di Londra con il segretario di Stato americano John Kerry. Ma il dado ormai è tratto. Da domenica la Crimea sarà Russia. E a poco varrà il disconoscimento della legittimità del referendum annunciato da Washington per bocca di Kerry e avallato da Bruxelles. Da qui a qualche settimana le maggioranze russofone delle regioni orientali di Donetsk e Kharkiv potrebbero annunciare consultazioni analoghe per chiedere una nuova secessione. A quel punto l'Ucraina dovrebbe scegliere se rinunciare ad altri territori o fronteggiare i tank di Mosca. Le speranze di riuscita delle sue obsolete armate sarebbero, però, davvero limitate. A differenza di quello ucraino il nuovo esercito russo - ammodernato grazie ai ricavi di petrolio e materie prime - non è certo l'arrancante ed elefantiaco erede dell'Armata Rossa sceso in campo in Cecenia o in Georgia. È una macchina da guerra agile e moderna studiata per ridurre a miti consigli «ex-amici» ed «ex alleati» riottosi pronti, come l'Ucraina, ad abbandonare la sfera d'influenza di Mosca.

Zar Vladimir incominciò a progettarlo subito dopo la poco epica campagna georgiana dell'agosto 2008. In quell'occasione i nemici più pericolosi per le divisioni russe furono l'impreparazione dei propri combattenti di leva, l'inadeguatezza di armi e mezzi, l'arretratezza dei sistemi di comunicazioni frutto delle vetuste tecnologie sovietiche. Dopo aver schiumato rabbia davanti allo spettacolo di uomini e carri impantanati sui sentieri georgiani e minacciati dai bombardamenti di un'aviazione incapace, a volte, di distinguere fra amici e nemici, Zar Vladimir decise di voltar pagina. Alla fine di quello stesso 2008 ordinò una radicale riforma militare basata sullo snellimento e sulla modernizzazione delle forze armate.

Il primo passo fu il taglio di personale. Seguendo le disposizioni del loro capo, il ministro della difesa Anatoli Serdyukov e il suo successore Sergei Shoigu spedirono in pensione orde d'inutili ufficiali e vecchi marescialli riducendo gli effettivi dai circa 2.019.000 del gennaio 2008 ai circa 770.000 di oggi. Oggi ciascuno di quei 770mila nuovi militari russi può contare su denari e fondi mai visti dai loro predecessori. Negli ultimi sei anni Putin ha convogliato sul bilancio della difesa trilioni di rubli garantendo nel 2011 fondi per 56 miliardi di euro con un incremento stimato di spesa per la fine del 2014 di circa il 53 per cento. Grazie a quegli investimenti record la spesa militare della Russia è diventata la terza del mondo dopo quella di Stati Uniti e Cina.

Ma Zar Vladimir non ha alcuna intenzione di fermarsi ed ha già annunciato 70 miliardi di euro di spesa per il 2015. Quella luccicante e dispendiosa macchina da guerra è, nei piani del presidente, lo strumento indispensabile per affermare la nuova volontà di potenza russa. Dalla totale ristrutturazione degli armamenti, arrivata per ora al 17 per cento, dipende il disegno finale di Putin ovvero la nascita e la difesa di una galassia geopolitica capace di riassorbire nell'area d'influenza di Mosca, la Bielorussia, l'Ucraina e le altre ex Repubbliche sovietiche. Le nuove forze armate ristrutturate incrementando il numero delle forze speciali (spetsnaz), moltiplicando le brigate aviotrasportate e migliorando l'addestramento e l'armamento dei coscritti rappresentano di fatto una gigantesca task force pronta a piegare qualsiasi minaccia ai quattro angoli del nuovo impero.

Prova ne sia il dispiegamento dei circa 80 mila soldati, 270 carri armati e 140 aerei da combattimento già pronti - secondo Andriy Parubiy, segretario del consiglio per la sicurezza di Kiev - ad inghiottire la Crimea e a stringere in una morsa d'acciaio il resto dell'Ucraina.

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