Mondo

Il giorno più lungo dei candidati. Ma sulle urne è già incubo brogli

Il presidente in testa in molti Stati chiave, Romney alle costole. Come nel 2000, decine di ricorsi e denunce rischiano di gettare un'ombra sul risultato finale

New York - E sono già iniziate a fioccare le denunce di brogli elettorali: si registrano in Florida, ovviamente, la madre di tutte le battaglie, uno Stato che Romney deve vincere per forza. Altrimenti la matematica, con i 29 delegati in palio, gli darà subito torto e alla Casa Bianca resterà Obama. Al contrario, il presidente democratico può anche permettersi il lusso di perdere la Florida poiché vincendo in Ohio dove è saldamente in testa di 3-4 punti (lo dicono i sondaggi della Cnn, dell'Università di Cincinnati e del Wall Street Journal-Nbc), otterrebbe quei 19 delegati che gli farebbero raggiungere il numero magico di 270, ossia la maggioranza dei super elettori necessari per essere rieletto alla Casa Bianca. È questa la tendenza rilevata ieri da RealClearPolitics.com, sito di news e sondaggi fra i più seri e scientifici degli Usa, che assegna a Obama ben 303 delegati, cioè la vittoria in Ohio, Virginia, Wisconsin, Iowa, Colorado e Nevada. Mentre Romney vincerebbe in Florida e North Carolina e si fermerebbe a 235 super delegati.
In Florida la partita si potrebbe subito chiudere a favore di Romney, quindi da tre giorni per il cosiddetto «early vote» (il voto anticipato) si susseguono ricorsi, denunce e contro denunce nei vari tribunali di Contea e di Stato, con stuoli di avvocati coinvolti, sia democratici che repubblicani. Più di 3 milioni di floridiani hanno già votato (circa un terzo della popolazione), ma con grandi difficoltà. Pochi seggi elettorali aperti, anche 6-8 ore di attesa per esprimere il voto a Miami e dintorni. Seggi aperti nel week-end solo per poche ore, su precise disposizioni dei repubblicani che nello Stato detengono la maggioranza. Ecco perché i democratici hanno presentato decine di ricorsi d'urgenza e denunce per tenere aperti i seggi fino a mezzanotte.
Stessa situazione in Pennsylvania, uno Stato democratico dove l'ultimo repubblicano a vincere fu Reagan nel 1984. Secondo alcuni sondaggi Obama e Romney sarebbero ora alla pari, quindi i democratici hanno trasferito in Pennsylvania in queste ultime ore migliaia di volontari dalla Virginia, Maryland e da Washington per vigilare sull'afflusso regolare degli elettori e sugli scrutini. I repubblicani anche loro hanno mobilitato volontari da altri Stati e soprattutto centinaia di avvocati, perché a Filadelfia 4 anni fa, in troppi quartieri si registrò un'affluenza alle urne del 100%. In questo Stato si può votare senza dover presentare un documento, quindi i brogli sono nell'aria. Con elettori che votano 3-4 volte, in seggi diversi. E se Romney dovesse spuntarla in Pennsylvania e in Florida, la Casa Bianca sarebbe sua. Ma l'esito del voto resta sul filo del rasoio. Ecco perché i due candidati, nelle ultime quarantotto ore, hanno presenziato a 14 appuntamenti in 8 Stati diversi, bruciando 3 miliardi di dollari.
Lo sfidante repubblicano sembra fiducioso di farcela: «Ancora un giorno e l'America tornerà a ruggire - dice Romney - se non cambiamo, andiamo verso una nuova recessione. Mancano 9 milioni di posti di lavoro rispetto alle promesse del presidente Obama. Aveva anche promesso di far scendere la disoccupazione al 5,2% invece è molto più alta di quanto ha assunto l'incarico», ha detto ieri nel suo ultimo comizio in Florida.
Obama invece ha concluso a Des Moines, Iowa: «Lotto per la libertà degli americani, che non dovrebbero combattere per avere un posto di lavoro. In questi ultimi 4 anni abbiamo fatto molti progressi, reali, ma resta ancora molto da fare.

E per questo chiedo il secondo mandato».

Commenti