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Yair, il bello della politica "Non sarò una foglia di fico"

Il governo nelle mani dell'affascinante mezzobusto tv: "Sì a larghe coalizioni"

Yair, il bello della politica "Non sarò una foglia di fico"

da Gerusalemme

É quasi l'una di notte quando Yair Lapid si rivolge ai suoi sostenitori dopo aver scoperto che, inaspettatamente, è diventato la nuova stella della politica israeliana. Martedì, alla chiusura delle urne in Israele, tutti parlavano già del fenomeno Yesh Atid, «C'è futuro», il piccolo partito centrista dell'ex giornalista tv che da matricola è diventato il secondo movimento. Nel quartier generale si balla, si canta, tra il suono dei tamburi e le bandiere d'Israele. Ci sono molte facce giovani e i vuoti delle bottiglie di champagne.

«Voglio una larga coalizione moderata», ha detto l'ex presentatore nel suo discorso, aprendo al premier vincitore Benjamin Netanyahu, che quasi sicuramente formerà il governo. Poi, Lapid si è rintanato nella sua bianca villetta a schiera nel ricco quartiere di Ramat Aviv, a Nord di Tel Aviv. Sulla porta del garage, ieri mattina era ancora appeso uno striscione slabbrato del partito.

Yair Lapid è un volto molto consociuto in Israele. É stato presentatore alla tv nazionale. Bello, il piglio da stella dello spettacolo abbronzata e brizzolata, la voce profonda, è arrivato in politica a gennaio 2012 e in questa prima campagna elettorale ha parlato di economia e problemi sociali. «Siamo molto sorpresi dal successo, per questo è rimasto a casa, per pensare alla prossima mossa» ha ammesso un suo portavoce. Ieri, Lapid non è dunque andato come fa ogni mattina al Country Club Gimel, a pochi passi da casa. Lì, si allena a karate e va in palestra. «É forte ma non esagera», dice Yossi, uno dei trainer, indicando la macchina dello step: «La usa tutte le mattine». La signora della reception si chiede se adesso, con l'ingombro della scorta da parlamentare, Lapid continuerà ad allenarsi. O se continuerà, come fa ogni mercoledì sera, ad andare al club Genki, nel centro di Tel Aviv. Le vetrine del locale, impiastricciate di brutte fotografie di clienti con microfono alla mano, sembrano quelle di una balera di periferia. É invece un noto club canoro, frequentato anche da famosi nomi della canzone israeliana che si divertono a esibirsi con gli avventori.

Nel quartiere di Ramat Aviv dove l'ex giornalista vive con la moglie Lihi - una scrittrice - e i tre figli, Lapid è un «buon vicino», dice il suo dirimpettaio. Lo conoscono tutti anche al baretto della vicina spiaggia di Tal Baruch, uno dei suoi posti preferiti, dove c'è già chi si gode la calda giornata di sole invernale sui divani in vimini. Ma se per i suoi sostenitori e gli entusiasti vicini Lapid è un perfetto modello di riuscita, per i suoi detrattori è un facile gaffeur, obiettivo di scherno online, un politicante che non ha neppure ottenuto il diploma e rifugge dai temi controversi, primo fra tutti quello palestinese, di cui ha parlato poco nei comizi. «Non vuole infastidire nessuno e piacere a tutti», è la critica più diffusa.

A differenza del padre, l'istrionico Tommy Lapid, anche lui ex giornalista e politico, laicista ed anticlericale, Yair cerca di attirare un pubblico laico senza però indispettire i religiosi: così nella sua lista ci sono anche rabbini.

Ora, dopo aver dato anche ieri segnali d'apertura verso il premier, il suo stile politico conciliatorio potrebbe essere utile a Netanyahu nel difficile compito di mettere d'accordo gli opposti e creare una coalizione stabile: «Ma non farò la foglia di fico a un governo dominato dalla destra e dai religiosi».

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