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Guantanamo, scontri tra agenti e detenuti

Alcuni detenuti hanno aggredito con armi improvvisate le guardie, dopo la decisione del comandante del carcere di spostare in un’altra sezione dei prigionieri in sciopero della fame

Guantanamo, scontri tra agenti e detenuti

Dalla fine di febbraio nel campo di prigionia di Guantanamo è in corso uno sciopero della fame da parte di 43 prigionieri. Ieri è scattato un blitz delle guardie carcerarie, intervenute perché i detenuti avevano oscurato le finestre e le camere di sorveglianza delle loro celle. E' scoppiato il caos. "Alcuni detenuti hanno opposto resistenza con armi improvvisate e in risposta sono stati esplosi 4 colpi non letali", senza causare "feriti gravi alle guardie o ai detenuti", ha riferito il portavoce militare del campo, il capitano della Us Navy, Robert Durand.

"L’azione contro i detenuti - ha spiegato lo Us Southern Command in una nota - è stata decisa in reazione al loro tentativo di limitare la possibilità da parte delle guardie i tenerli sotto osservazione, mentre essi stavano coprendo le telecamere di sorveglianza, i vetri e le finestre divisorie. Ovviamente - si legge ancora nel comunicato - il monitoraggio continuo, 24 ore al giorno sette giorni a settimana, necessario per assicurare la sicurezza e l’ordine". Ma gli avvocati dei detenuti sono di diverso avviso: secondo loro il comando del carcere avrebbe dovuto cercare un negoziato allo scopo di far terminare lo sciopero della fame. Una protesta a oltranza iniziata ormai da febbraio da parte di diverse decine di detenuti rinchiusi in questa struttura di prigionia ancora in attesa di un processo. "È stato fatto - ha denunciato l’avvocato Carlos Warmer - esattamente il contrario di ciò che andava fatto. In questo modo i militari stanno solo aggravando il conflitto".

Al momento il carcere nella base Usa a Cusa di Guantanamo ospita 166 detenuti e molti di loro accusano le guardie di aver limitato la loro libertà religiosa e di aver confiscato oggetti personali, arrivando persino a dissacrare alcune copie del Corano. La mancata chiusura del carcere posto nella base Usa cubana resta la più grande promessa non mantenuta di Barack Obama.

Il presidente americano all’indomani dell’insediamento alla Casa Bianca a gennaio del 2009 si era impegnato a far chiudere la struttura dove l’amministrazione Bush aveva stipato centinaia di "nemici combattenti" (la dizione è stata coniata appositamente per non riconoscere loro lo status di prigionieri di guerra e i relativi diritti).

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