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Iron Dome, l'arma totale non esiste più

Il missile anti missile degli israeliani dimostra che non esiste più un'arma offensiva totale: per ogni arma viene creata prima o poi una risposta

Un missile Iron Dome
Un missile Iron Dome

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Iron Dome, l'arma totale non esiste più

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Molti sono gli angoli da cui si può guardare alla crisi di Gaza: politico, umanitario, giuridico, ideologico, elettorale. Ma ve ne è uno – quello strategico tecnologico – che forse si rivelerà una svolta nella storia militare.

Mentre l'attenzione, soprattutto quella fotografica, dei media si concentra sull’impressionante schieramento di carri armati pronti a dare l’assalto a Gaza, poca attenzione è data alla svolta in corso nella guerra missilistica e alla trasformazione del pensiero strategico che sta prendendo forma a Gaza. Questo sta rendendo ancora di più il ruolo del carro armato – già ridotto dalle armi anticarro – costosa e inutile. Se i carri israeliani non entreranno a Gaza in parte è anche per questo.

Il missile antimissile sviluppato dagli israeliani ha incontrato, come per il carro armato nella prima guerra mondiale, forte resistenza da parte dei generali. Fu un sindacalista, Perez, proiettato dalla guerra contro il Libano del 2006 alla guida del ministero della difesa, (cosi ignaro di affari militari da farsi fotografare in trincea mentre guardava il nemico con un cannocchiale dalla parte sbagliata) ad imporre la costruzione di un prototipo del missile antimissile Iron Dome (cupola di ferro) a cui nessuno credeva anche per il costo ritenuto inabbordabile. Ci credettero invece gli americani che sovvenzionarono il progetto con 200 milioni di dollari.

La guerra in corso a Gaza non è solo la conferma delle capacità innovatrici israeliano (un libro di grande successo definisce Israele una start-up nation e il premier Monti stesso ha creduto giustificato venire in Israele il mese scorso per istituzionalizzare la collaborazione italo-israeliana nel campo dell’industria “start up”) ma è anche il primo campo di battaglia sperimentale di un nuovo sistema di difesa contro un’arma – il missile – che , specie se armato di testata nucleare, sembrava fino a poco fa un'arma imbattibile. Era proprio sulla capacità paralizzante dell’economia e della psicologia dell’avversario suscitata dal missile a testata nucleare, più sul terrore e sui danni fisici e materiali conseguenti, che si basava la strategia di distruzione di Israele da parte degli Hezbollah dal Libano e il loro protettore l’Iran.

La messa a punto e i risultati ottenuti in battaglia dalla “Cupola di ferro” ha dimostrato come un sofisticato marchingegno, azionato da soldati di leva di 18 anni, è capace di distruggere tutti i missili a media portata (quelli lanciati su Tel Aviv e Gerusalemme) e buona parte di quelli a breve raggio. Poiché il prezzo di ogni razzo è elevato (250.00 dollari) gli israeliani ne fanno un uso parsimonioso non distruggendo in volo i missili nemici che si dirigono verso zone spopolate. L’allarme (con le sue conseguenze psicologiche ed economiche) viene lanciato e costringe la popolazione di una zona minacciata a scendere nei rifugi. Ma i risultati dell’impiego delle prime cinque batterie antimissilistiche israeliane sono evidenti: avvertono in tempo reale la popolazione di un settore minacciato, creano nell’attaccante un sentimento di inutilità per le enormi spese sostenute nel creare un’industria missilistica; rinforzano il morale dell’attaccato; danno – nel caso di Gaza - ai politici spazio di negoziazione.

Si può essere certi che ci sarà nell’industria militare internazionale la corsa alla costruzione di questo nuova arma difensiva e che l’industria israeliana ne trarrà grossi benefici. Ma più importante di queste ricadute è il fatto che viene dimostrato che non esiste più un' “arma totale “ offensiva – che si tratti della cavalleria corazzata medioevale, della mitragliatrice, del gas, dell’aereo o del carro armato, del missile o dell’uomo “bomba” .

Prima o poi ne viene creata la risposta. Chissà se arriverà un giorno in cui ci si renderà conto della stupidità e inutilità (salvo per i mercanti d’armi) della corsa agli armamenti?

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