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I marò tornano a casa per Natale

L'Alta Corte del Kerala ha autorizzato una licenza di 2 settimane per Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, in cambio di una "garanzia" di 826mila euro

I marò tornano a casa per Natale

Una bella notizia arriva dall'India. Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, i due marò detenuti dal febbraio scorso con l’accusa di omicidio, potranno passare il Natale a casa. L'ha deciso l’Alta Corte del tribunale del Kerala che ha autorizzato una licenza di due settimane. La decisione ora deve essere approvata dal governo indiano, che già si era espresso positivamente.

Per la licenza natalizia dovrà essere lasciata una garanzia finanziaria di 60 milioni di rupie, pari a oltre 826 mila euro. "Abbiamo appreso la notizia con grande sollievo - commenta il ministro degli Esteri Giulio Terzi -. Una prova della sensibilità indiana per i valori piu sentiti del popolo italiano per l’importante festività natalizia". Oltre alla cauzione tra le condizioni poste dall’Alta Corte c’è anche quella di una dichiarazione giurata dell’ambasciatore d’Italia in India e dal console generale di Mumbai che deve essere presentata al tribunale di Kollam dove è in corso il processo. La licenza non può superare la data del 10 gennaio. Inoltre, come ha spiegato l’avvocato Vijaya Bhanu, "le autorità italiane dovranno segnalare alla polizia di Kochi i movimenti dei due militari".

"Oggi è un giorno di festa". afferma il ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola, che si dice "fiducioso che la Corte Suprema di New Delhi, alla riapertura dopo le feste, sappia concedere la giurisdizione sul caso all’Italia. E in tal modo, riconoscere le regole del diritto internazionale".

Da parte indiana arrivano invece le proteste. "La licenza natalizia - spiegano i responsabili di alcune associazioni di pescatori indiani - è un imbroglio ed una vergogna per l’India. Come può il governo permettere una licenza temporanea a questi due militari italiani? In base a quali assicurazioni se ne andranno? Tutti sanno che "esiste un’istruttoria aperta in Italia contro di loro, così si dirà ad un certo punto che la loro presenza è imprescindibile per portare avanti il processo. L’Italia può adottare questo stratagemma per evitare che essi siano processati qui".

A chi insinua che i due soldati italiani una volta tornati a casa non metteranno più piede in India, risponde Massimiliano Latorre: "Se torneremo in India? Certo: noi abbiamo una parola sola ed è parola di italiani". Il marò ha risposto così a Ignazio La Russa, che gli ha chiesto quali fossero le sue intenzioni finita la licenza accordata per Natale.

I due fucilieri sono stati arrestati in India lo scorso 19 febbraio, con l'accusa di aver sparato dalla nave Enrica Lexie contro due pescatori indiani, uccidendoli, dopo averli scambiati per pirati. L’India, è bene ricordarlo, non aveva (e non ha) alcuna giurisdizione in merito all’accaduto, perché in base a quanto comunemente riconosciuto dall’ordinamento internazionale – e sancito nell’articolo 87 della Convenzione dell'Onu sul diritto del mare del 1982 – nelle acque internazionali lo Stato della bandiera è il solo soggetto legittimato ad esercitare poteri coercitivi nei confronti delle navi iscritte nei propri registri. E visto che la sparatoria si era verificata in acque internazionali, non c'erano dubbi sulla competenza giurisdizionale italiana. La vicenda, però, si è trascinata per mesi, innescando una lunga ed estenuante battaglia nelle aule giudiziarie, tuttora in corso.

Sulla questione centrale della vicenda - ovvero a chi spetti la giurisdizione - si attende ancora la pronuncia della Corte Suprema indiana, che però nei giorni scorsi ha rinviato di tre mesi la decisione.

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