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I reali di Spagna non sono uguali davanti alla legge

Il Principe, la moglie e la regina Sofia, in caso di imputazione, saranno processati solo dalla Corte suprema. Come 2.300 politici del Paese...

I reali di Spagna non sono uguali davanti alla legge

Saranno giudicati solo dalla Corte Suprema. Il Principe Felipe e la moglie Letizia insieme alla regina, donna Sofia, verranno tutelati davanti alla legge. In caso di imputazione, saranno processati dal tribunale speciale. Da oggi in avanti avranno lo stesso trattamento delle alte cariche dello Stato, come il presidente del Governo, i ministri, i deputati e i senatori. La novità è contenuta nell'ultima riforma della giustizia approvata venerdì scorso e ha già scatenato polemiche, anche se il ministro della Giustizia, Alberto Ruiz Gallardon ha subito voluto precisare: «Non è un privilegio, ma è invece la correzione di una anomalia in un Paese in cui già i politici godono di questa misura». Sì perchè quello a cui fa riferimento Gallardon è l'esercito dei duemila e trecento politici che godono della stessa tutela. Tanti, forse troppi, al punto che sono molti i giudici che proprio in questi giorni si stanno lamentando del numero esorbitante di privilegiati. Sono 28 i politici che sono imputati, la maggior parte per uno dei crimini più odiosi, corruzione.

E ora, ecco così tutelati anche il figlio, la cognata e la moglie del re. Sì perché Juan Carlos è tema a parte, poiché, come stabilisce la Costituzione spagnola, il suo ruolo è inviolabile e non è soggetto a responsabilità. Una riforma questa che fa arricciare il naso agli spagnoli perché arriva proprio in uno dei peggiori momenti che ha attraversato la famiglia reale. In molti, sentendo della riforma, hanno subito pensato all'imbarazzante e ormai tristemente famoso caso Noos, quello che coinvolge la figlia del re, l'Infanta Cristina di Borbone, primogenita e primo membro della famiglia reale a finire sotto inchiesta: citata in giudizio dal giudice istruttore del Tribunale di Palma de Mallorca per i reati di frode fiscale e riciclaggio. Un brutto pasticcio, il caso Noos, la Ong No Profit con cui suo marito, Iñaki Urdangarin, indagato per 6 reati che comportano 20 anni di carcere, si è intascato circa 20 milioni di euro di fondi pubblici e privati. Cristina era finita sotto inchiesta e il giudice Jose Castro, titolare del caso Noos, già nell'aprile scorso l'aveva indagata ravvisando indizi di concorso in corruzione. Il Fisco spagnolo aveva accertato che Aizoon, la società dove finivano i soldi sottratti dal genero del sovrano e di proprietà al 50% dei due coniugi, ha impiegato 437 mila euro provenienti dal saccheggio di fondi pubblici per il restyling della loro villa da mille e una notte a Barcellona.

Bruttissima storia, uno schiaffo in faccia agli spagnoli che da anni ormai tentano di risollevarsi dalla crisi, dal peso sempre più opprimente della disoccupazione, soprattutto giovanile. Ma la riforma della legge non sarà estesa a Cristina. È questo forse che molti spagnoli si sono chiesti appena ascoltato il ministro che in televisione annunciava il cambiamento. Davanti alle domande dei giornalisti in conferenza stampa, Gallardon ha subito precisato che la tutela riguarda solo membri della famiglia reale che esercitano effettivamente funzioni di Stato. Esclusi tutti gli altri. Cristina non è salva. Per ora gli spagnoli possono tirare un sospiro di sollievo.

Il processo Noos va avanti.

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