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Intrigo islamico contro la bimba cristiana

Arrestato l’imam che aveva accusato falsamente la ragazzina down di aver bruciato il Corano

Cristiani pachistani protestano contro l'imam che ha falsamente accusato la piccola Rimsha
Cristiani pachistani protestano contro l'imam che ha falsamente accusato la piccola Rimsha

La buona notizia è che Ri­msha Masih, una bambina cristiana pachistana undi­cenne disabile con problemi men­tali, che dallo scorso agosto è in car­cere con l'accusa di blasfemia che comporta la condanna a morte, potrebbe forse oggi stesso essere ri­lasciata dietro cauzione dopo l'ar­resto del suo principale accusato­re, l'imam Khalid Jadoon, denun­ciato dal religioso islamico Hafiz Mohammad Zubair perché ha fal­sificato le prove.
La cattiva notizia è che si tratta dell'ennesimo caso che evidenzia sembra ombra di dubbio che negli Stati a maggioranza islamica è in atto un vero e proprio sterminio dei cristiani, istituzionalizzato da leggi discriminatorie, legittimato da innumerevoli versetti del Cora­no
e dall'esempio di Maometto che ordinano di uccidere i «trinita­ri », i «crociati» e tutti i non musul­mani accumulati come «infedeli», trasmesso di generazione in gene­razione attraverso una cultura dell'intolleranza che esalta l'islam come l'unica «vera» religione, pra­ticato dagli estremisti islamici che ormai sono al potere pressoché ovunque dal Marocco al Pakistan. Chiariamo subito che né il reli­gioso islamico che ha denunciato l'imam di aver aggiunto pagine del Corano a quelle che sarebbero sta­te bruciate dalla bambina cristia­na, né il giudice che ha disposto il fermo dell'imam per 14 giorni di carcere giudiziario, hanno formal­mente scagionato Rimsha dall'ac­cusa di blasfemia. Per entrambi il reato di blasfemia sussiste ma s'im­pone un'indagine collaterale per­ché l'imam ha manipolato le pro­ve. Il suo comportamento si spie­gherebbe perché il testo che sareb­be stato bruciato dalla bambina è il Noorani Qaida, un manuale uti­lizzato per imparare le basi dell' arabo e del Corano, che è stato ri­trovato nella spazzatura avvolto in un sacchetto di plastica. L'oggetto dell'oltraggio sarebbero quindi dei versetti del Corano menziona­ti in un manuale scolastico, che non è però qualificabile come te­sto sacro qual è il Corano che per i musulmani è della stessa sostanza di Allah, il loro dio «incartato».
Il presidente del Consiglio degli ulema del Pakistan, Tahir Ashrafi, ha chiesto a tutti gli ulema (giure­consulti islamici) di collaborare per una giusta punizione dell' imam. Al tempo stesso, e qui sta la novità che ci fa sperare bene, ha sollecitato il capo dello Stato Asif Ali Zardari affinché faccia liberare subito Rimsha e ne garantisca la si­curezza. Per oggi è attesa la senten­za del tribunale.
Ci auguriamo che la piccola Ri­msha venga liberata e le sia restitui­to il diritto inalienabile alla vita. Ma non possiamo non prendere atto che anche questo eventuale atto riparatorio avviene nel conte­sto di una barbarie islamica che condanna i cristiani ad essere pe­rennemente passibili della con­danna
a morte. Così non possia­mo dimenticare che tutte le fami­glie cristiane nel villaggio di Mehrabadi, dove risiede Rimsha alle porte di Islamabad, sono già state costrette ad abbandonare le loro case per prevenire le rappresa­glie violente degli islamici che si abbattono indistintamente su tut­ti i cristiani.
Viene del tutto meno il principio della responsabilità sog­gettiva, il cardine dello stato di di­ritto, sostituito dall'arbitrio della responsabilità collettiva: si viene discriminati, perseguitati e uccisi per il semplice fatto di essere cri­stiani.
È quanto sta accadendo a Rable,
l'ultima cittadina siriana prima del confine libanese, dove 12 mila abitanti cristiani sono da settima­ne assediati da migliaia di terrori­sti islamici pachistani, afghani, egi­ziani, tunisini e libici, rischiando di morire di fame. La denuncia ci è stata fatta da padre Nader Joubail, un coraggioso sacerdote libanese impegnato nel salvare centinaia di migliaia di cristiani che stanno fuggendo dalla Siria dalla cosid­detta «rivolta popolare» che do­vrebbe tradursi nella democrazia. Padre Nader, come tutti coloro che vivono nei Paesi a maggioran­za islamica, ha le idee molto chia­re: «Democrazia e islam sono in­compatibili. Nel Corano non vi è traccia né di democrazia né di li­bertà. Gli islamici al potere impon­gono la sharia, che è l'opposto del­la democrazia e della libertà». Ep­pure Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Germania e Italia sosten­gono pubblicamente e militar­mente questi terroristi islamici, af­fiancati da Turchia, Arabia Saudi­ta e Qatar.
Siamo di fronte ad una strategia che deliberatamente persegue lo sterminio dei cristiani sopravvis­suti all'islamizzazione forzata ini­ziata
nel settimo secolo. E noi cri­stiani sulla sponda europea del Mediterraneo sosteniamo i carne­fici islamici che contemporanea­mente ci stanno invadendo diffon­dendo a macchia d'olio le mo­schee, le scuole coraniche, gli enti assistenziali, le banche islamiche, i tribunali shariatici. Siamo ciechi, sordi, pavidi, ignoranti, folli, suici­di, criminali.

Se oggi, come auspi­chiamo, sarà rilasciata dietro cau­zione Rimsha, non esultiamo co­me se si trattasse di una vittoria cal­cistica.
Salviamo i cristiani!

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