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Kiev: «Mosca ci fa la guerra» E manda l'esercito a Est

Kiev: «Mosca ci fa la guerra» E manda l'esercito a Est

L'Ucraina orientale rischia di sprofondare nella guerra civile con lo spettro di un intervento russo. Nelle ultime 48 ore i ribelli anti Kiev hanno imbracciato le armi e conquistato edifici governativi in diverse città del Donbass, la regione roccaforte dei filo russi. Le prime sparatorie con le forze di sicurezza hanno provocato morti e feriti. Il presidente ucraino, Oleksandr Turcinov, ha dichiarato che la Russia «conduce una guerra contro l'Ucraina» e annunciato «un'operazione antiterrorismo su larga scala - definita vergognosa da Mosca - con l'uso delle forze armate». A un passo dal confine dove sono in attesa 40mila soldati russi. Il capo dello Stato ha lanciato l'ultimo appello ai ribelli ad abbandonare le armi «entro lunedì mattina», in cambio dell'amnistia. Difficile che venga accolto nella decina di città della rivolta filo russa, col sogno di una seconda Crimea.
Il primo scontro armato è scoppiato ieri mattina nei dintorni di Sloviansk, 130 chilometri a nord di Donetsk, la «capitale» del Donbass. Il giorno prima uomini ben equipaggiati avevano preso d'assalto e conquistato il locale commissariato centrale. A un posto di blocco o in un'imboscata i paramilitari hanno aperto il fuoco su un convoglio delle forze di sicurezza ucraine. In un Suv sforacchiato di proiettili è rimasto ucciso il responsabile dell'area dell'Sbu, il servizio segreto di Kiev. Altri agenti sono rimasti feriti, ma anche i filo russi avrebbero subito perdite.
I ribelli in mimetica armati e col volto coperto apparsi nelle ultime ore non sono truppe russe, come gli «omini verdi» spediti in Crimea a occupare la penisola. Si tratta di ex militari o Berkut, i corpi speciali della polizia del precedente regime disciolti dal nuovo governo. Parte dell'equipaggiamento militare può essere stato fornito da Mosca. Sicuramente ci sono agenti infiltrati dei servizi russi, ma l'obiettivo per ora è piegare Kiev al federalismo chiesto dai ribelli. Se l'embrione di guerra civile degenerasse in bagno di sangue, allora i russi interverrebbero per riportare l'«ordine».
Ieri i filo russi hanno occupato il municipio di Mariupol, sul Mar d'Azov. Ad Artemovsk gli attivisti favorevoli a Mosca hanno disarmato una colonna di riservisti dell'esercito ucraino. A Donetsk sono stati occupati la procura e il commissariato centrale. Barricate vengono erette attorno agli edifici conquistati. A Kharhov, seconda città del paese, ci sono stati scontri, ma senza sparare, come a Odessa nell'estremo Sud. Pravi sektor, la struttura paramilitare di piazza Maidan, ha annunciato la mobilitazione. Una fonte del Giornale rivela che nel sud-est gli estremisti di destra puntano a occupare gli edifici governativi prima che lo facciano i filo russi o le sedi della sicurezza considerate troppo arrendevoli, com'è accaduto senza successo a Poltava.
Il segretario di Stato americano, John Kerry, ha minacciato la Russia di orchestrare gli scontri minacciando «ulteriori conseguenze». Il ministro degli Esteri russo, Serghiei Lavrov, ha ammonito contro l'uso della forza da parte di Kiev. Il 22 aprile è atteso in Ucraina il vicepresidente americano Joe Biden. Non a caso la tensione sta esplodendo prima dell'incontro a Ginevra di giovedì fra Usa, Russia, Ue e Ucraina, che doveva trovare una soluzione pacifica alla nuova guerra fredda.

Dal canto suo, Mosca ha annunciato di voler portare la crisi al Consiglio di Sicurezza dell'Onu e all'Osce.

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