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L’analisi

Un nuovo impulso al disarmo nucleare e, soprattutto, un doppio regalo di natale per il presidente statunitense Barack Obama e il suo omologo russo Dmitry Medvedev. È questo il senso della ratifica da parte del Senato statunitense del trattato bilaterale russo-statunitense New Start per la riduzione degli armamenti nucleari strategici. Una ratifica che è costata a Barack Obama estenuanti negoziati con i Repubblicani (tra l'altro Obama si è impegnato ad investire 85 miliardi di dollari in 10 anni per modernizzare le armi nucleari strategiche del Pentagono), pur di ottenere un risultato importante sul piano della politica interna, ma soprattutto per dare un contenuto al nuovo corso delle relazioni con il Cremlino, nel quadro della politica del "ricominciamo" voluto da Washington. Se il Congresso statunitense avesse bloccato la ratifica, con Mosca si sarebbe tornati alla "pace fredda".
Quanto alla Russia, che a sua volta procederà nei prossimi giorni alla ratifica parlamentare, la firma del trattato accredita l'immagine di una potenza che torna a discutere da pari a pari con gli Stati Uniti. Inoltre grazie al New Start Mosca potrà evitare di procedere ad un ammodernamento completo del proprio arsenale nucleare strategico, una impresa che richiederebbe immense risorse finanziarie e un grosso sforzo tecnologico. La Russia non vuole e non può permettersi niente del genere. Alcuni dei suoi nuovi programmi missilistici infatti collezionano un fallimento dopo l'altro e la ex Armata Rossa ha bisogno di soldi per rinnovare le forze convenzionali, piuttosto che quelle nucleari. Pertanto quando da Mosca dicevano che senza trattato avrebbero scatenato una nuova corsa agli armamenti… bluffavano. Così come esagerano quando affermano che se gli Stati Uniti e la Nato procedessero a sviluppare un sistema di difesa antimissile senza l'accordo di Mosca il New Start potrebbe tornare in discussione. La Russia in realtà può fare la voce grossa, ma solo quella.
Il trattato consentirà di ridurre il numero delle testate nucleari del 30% rispetto al limite di 2.200 che la presidenza Bush aveva imposto alla allora debolissima Russia nel 2002, con il trattato Sort. Peraltro gli Stati Uniti sono già al di sotto di questo numero, si calcola che le testate in servizio siano circa 2.000, contro 2.540 per la Russia. Ora il nuovo tetto è fissato a 1.550 testate operative per parte, distribuite tra un massimo di 800 vettori (700 operativi) tra missili basati a terra, missili su sottomarini e bombardieri. Il nuovo trattato lascia ampia libertà ai contraenti su come distribuire le testate tra i diversi vettori.
I nuovi livelli dovranno essere raggiunti entro il 2017 e il trattato prevede anche un regime di verifiche, con fino a 18 ispezioni di basi e depositi all'anno per parte. Peraltro i numeri fissati dal New Start sono ancora molto alti: è probabile quindi che in futuro sarà avviato un negoziato per ridurli ancora, senza per questo mettere in discussione la capacità di deterrenza nucleare delle due superpotenze. E, cosa forse ancor più importante, se i rapporti con la Russia miglioreranno si potrà, per la prima volta, parlare anche di riduzione delle armi nucleari "tattiche", più piccole e meno potenti (si fa per dire) e anche per questo più difficili da controllare, proteggere e mantenere in sicurezza. Infine Obama spera anche che il buon esempio dato da Mosca e Washington possa disincentivare la proliferazione nucleare.

Ma è meglio non farsi illusioni.

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