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La Turchia sblocca Twitter

Le autorità turche hanno ordinato la rimozione del divieto d’accesso al social network dopo la pronuncia della Corte Costituzionale

La Turchia sblocca Twitter

Il governo turco ha revocato il blocco su Twitter, scattato come ritorsione in seguito alla pubblicazione delle accuse per corruzione nei confronti dei circoli più vicini al primo ministro Recep Tayyip Erdogan. Il blocco aveva provocato grandi proteste a livello internazionale. Ieri la Corte costituzionale aveva ordinato di togliere il blocco, ma il social network oggi non funzionava ancora. Alla fine, però, ha prevalso il buon senso.
I vertici del partito Giustizia e Sviluppo (Akp), del premier Recep Tayyip Erdogan, hanno tentato di prendere tempo, sostenendo di voler valutare attentamente la sentenza: "Dobbiamo discuterla e capire se la decisione della Corte Costituzionale è vincolante in casi del genere", ha detto alla Cnn Turk Mustafa Sentop, deputato e vice segretario dell’Akp. Il presidente turco, Abdullah Gul, impegnato in una missione in Kuwait, parlando ai giornalisti aveva ribadito la sua contrarietà al divieto di accesso a Twitter e Youtube. Il presidente dell’ordine degli avvocati turchi, Metin Feyzioglu, aveva ricordato che il ritardo dell’esecuzione dell’ordinanza rappresenta una "flagrante violazione della legge".
Secondo la sentenza della Corte impedire l’accesso a Twitter è una palese violazione della libertà di pensiero. Le autorità turche avevano bloccato l’accesso al social network lo scorso 20 marzo, nel bel mezzo della campagna elettorale per le
amministrative che si sono concluse con l’affermazione del partito di Erdogan, anche se l’opposizione ha denunciato brogli presentando ricorsi in diverse città.

Ue e Usa chiedono lo sblocco

Il commissario Ue per l'Allargamento, Stefan Fuele, su Twitter aveva commentato la notizia della sentenza della Corte in questo modo: "Buone notizie per la libertà di espressione in Turchia: la Corte costituzionale ordina di abbandonare il divieto di Twitter. Non vedo l'ora che ci sia una rapida applicazione". Anche dagli Stati Uniti erano arrivate forti pressioni per lo sblocco del social network: "Se c’è una decisione della magistratura, penso vada attuata rapidamente, prima possibile", ha detto Marie Harf, portavoce del dipartimento di Stato americano.

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