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L'India vuol arrestare anche la Ferrari

Nuova Delhi contro la bandiera sulla Rossa: "Antisportivo". Montezemolo: "La Marina è un’eccellenza italiana"

L'India vuol arrestare anche la Ferrari

Cornuti, contenti e mazziati. Gli indiani ci vorrebbero così. Difficile, del resto, dar loro torto. Abituati alla voce sommessa di una diplomazia nostrana che da mesi si limita ad attendere fiduciosa gli eventi si stupiscono non appena qualcuno, sul fronte italiano, s'azzarda ad alzar la testa. La decisione della Ferrari di correre il Gran Premio d'India esibendo sulle proprie monoposto il vessillo della Marina Militare italiana basta dunque a fargli andar il sangue alla testa. Quel semplice ed innocuo segno di solidarietà ai marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone assume - agli occhi degli indiani - il sapore un'insopportabile insulto, di uno sfregio allo sport. I primi a farsi carico di tanto sdegno sono i pescatori indiani. Per Peter Thiruvananthapuram, segretario nazionale del National Fishermen's Forum (Nff), l'associazione nazionale dei pescatori, la decisione di Maranello rappresenta addirittura una «vergogna per tutta la nazione».

Non paghi del risarcimento versato dall'Italia alle famiglie dei loro due colleghi, riconosciuto nonostante l'assenza di qualsiasi indizio sulla colpevolezza dei marò, i pescatori indiani attaccano a testa bassa la Ferrari. «Permettere ad un'azienda italiana di esprimere apertamente appoggio e solidarietà mentre è ancora in corso un processo rappresenta una mancanza d'attenzione molto seria da parte del governo e delle autorità sportive. Chiediamo che all'azienda sia chiesto di riconsiderare la sua decisione». E a conferma della volontà della Ferrari di montare un caso politico la stampa indiana cita subito il ministro degli esteri Giulio Terzi colpevole d'essersi congratulato con la Ferrari dopo la decisione dell'azienda di correre con le insegne della Marina Militare. A fronte di queste e altre sollecitazioni il ministero degli esteri di Nuova Delhi emette lo stringato comunicato con cui detta a Maranello, e a tutti noi italiani, le regole di una rassegnata e sottomessa sopportazione: «Usare gli eventi sportivi per promuovere cause di natura non sportiva significa esulare dallo spirito sportivo» spiega il documento ufficiale. Anche arrestare due militari stranieri innocenti, verrebbe da notare, non è carino.

Soprattutto se impegnati in una missione resasi necessaria perché i paesi rivieraschi, come l'India, non hanno né la voglia, né la capacità d'impegnarsi in prima persona per risolvere la questione della pirateria. Ma poco conta. La reazione del paese ospitante - ovvero di chi paga per avere in casa la Formula Uno - risveglia dal sonno dell'indifferenza anche Bernie Ecclestone: «Quello che si sarebbe dovuto fare - borbotta l'82enne padre padrone della F1 - era rimandare tutto alle decisioni della federazione automobilistica nazionale, noi non siamo dei politici». Ecclestone per quanto faccia intendere di volersene lavare le mani mette sul tavolo una risposta non priva d'insidie. Pur dichiarandosi inadatto a risolvere un problema definito di carattere «politico» il «patron» finisce con il delegare l'eventuale decisione alla federazione automobilistica indiana.

Che potrebbe ora anche decidere di scendere in campo e chiedere alla F1, ovvero allo stesso Ecclestone, di bloccare le Ferrari. Una spada di Damocle di cui Luca Cordero di Montezemolo non può non tenere conto. E così nell'attesa degli eventi la replica del presidente di Maranello non può che suonare moderata e disponibile. «Con la bandiera della Marina italiana sulle Ferrari al Gp d'India vogliamo dare solo un piccolo contributo, con grande rispetto delle autorità indiane, perché si trovi una soluzione attraverso il dialogo» precisa Montezemolo che conclude cercando di dare una lettura tutta personale delle cosiddette motivazioni «politiche» addotte dagli indiani e recepite da Ecclestone: «La Marina è una delle grandi eccellenze italiane.

Io ho ancora grandi ricordi di quando ero un giovane studente all'Accademia Navale Morosini».

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