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L'ultima sfida del chavismo: carta igienica "por el pueblo"

Venezuela, su certe carenze meglio non scherzare: il successore di Chavez ordina ingenti importazioni per zittire il dilagante malcontento

L'ultima sfida del chavismo: carta igienica "por el pueblo"

Nessuno, nelle bidonville e nelle case minime di Caracas e Puerto Cabello, si è mai sognato di avere diritto a dieci piani di morbidezza, anche se essi dovessero poi tradursi, come molti dicono, in dieci rotoli di convenienza. Però vivere sempre all'undicesimo, metaforico piano, dove il magico rotolo che si dispiega in un vittorioso crescendo non arriva mai: anche questo è seccante, diciamo la verità. E tuttavia, finchè c'era Lui, col suo carisma, con i suoi discorsi di sei ore che inducevano un lieto torpore da nirvana socialista, quel piccolo sacrificio offerto alla Patria sembrava poca cosa.

Per avere roba così chic, addirittura a due veli, magari anche con certe liete figurine stampate in rilievo, in un soave azzurrino, bisogna aver venduto il coso, cioè l'anima, al diavolo del capitalismo, spiegava alle masse il molto compianto presidente Hugo Chavez.
Per i più sobri culi bolivariani, avvezzi a un regime di vita più spartano, il secondo velo è un di più, andiamo!, predicava il presidente scomparso il 5 marzo scorso; e se il colore della carta tira sul grigino, invece che sul bianco candido, che ce ne importa? Ne guadagnerà l'ambiente. Quanto al velo singolo, e agli imbarazzanti inconvenienti che ne scaturivano, con certe poderose bestemmie che prorompevano dai bagni di casa e dei locali pubblici, erano pur sempre nulla, comprese certe incresciose sbaffate sui muri di certi cessi metropolitani, di fronte alla costruzione della revolucion bolivariana.

Tutto questo, fino a quando la carta igienica c'è stata. Ora, visto che l'economia del Paese sta andando a rotoli, manca anche quella. E siccome dietro questa penuria, dice il regime, c'è il solito complotto dell'opposizione, che accusa il delfino di Chavez di aver vinto le elezioni imbrogliando, ecco la contromossa di Nicolàs Maduro, il neo presidente venezuelano: importare dall'estero dieci portaerei, venti portaerei, e navi container quante ce ne vorranno rigurgitanti di preziosi rotoli. Quanti? Almeno 50 milioni di pezzi, toh!, allarghiamoci. Cinquanta milioni di rotoli per saturare il mercato e prevenire l'ennesima campagna denigratoria contro il nuovo esecutivo legato all'eredità di Chavez. Perché di questo si tratta, giacché non è vero, dice il chavista Maduro, che manchi la carta igienica. Sono i nostri nemici, ovvero i nemici del popolo, che l'hanno fatta sparire, incettandola o inducendo la popolazione ad acquisti eccessivi spargendo la falsa notizia che ci sarà poco da srotolare, di qui in avanti. Ad ogni buon conto, niente paura. «La campagna dei media e dell'opposizione che puntano a perturbare il Paese non passerà», dice il ministro per il commercio estero Fleming.

I rotoli dunque arriveranno, anche se non saranno proprio dieci piani di morbidezza. Li piazzeranno strategicamente, c'è da scommetterci, per nascondere gli scaffali ciclicamente privi di zucchero, o farina, o latte, o riso. Perché trovare questi generi di prima necessità, in un Paese che esporta milioni di barili di petrolio, è diventato curiosamente problematico. L'opposizione accusa le stravaganti politiche economiche chaviste e post chaviste. Anche se la verità va cercata forse nell'alta inflazione e nelle politiche di controllo dei prezzi e dei cambi introdotta da Chavez e fatta propria dal suo successore.
Sicché si va avanti con cervellotici interventi tampone. Mancano la farina, il riso, i fagioli? Ecco pronto un piano per l'approvvigionamento di 760 mila tonnellate di beni alimentari. Manca la carta igienica? Pronta la carta igienica.

Un giorno una cosa, un giorno l'altra. Ma tutto e subito, lo sanno anche i bambini, non si può avere!

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