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Malala spaventa gli estremisti: il suo libro bandito dalle scuole pakistane

Gli allievi degli istituti privati, dove si forma la futura classe dirigente del Paese, non potranno leggere il testo della giovane attivista. Le autorità ne hanno vietato la diffusione

Malala Yousafzai
Malala Yousafzai

La sua lotta per l'istruzione delle ragazze continua ed evidentemente continua a far paura in Pakistan. Malala, la sedicenne sfuggita a un attacco dei talebani che volevano punirla per il suo impegno, ha scelto un libro come arma contro gli estremisti islamici. Ma proprio là dove il suo libro sarebbe più utile, nelle scuole pakistane, le autorità lo hanno vietato. In particolare negli istituti privati, in cui si forma la futura classe dirigente del Paese.
Io sono Malala contiene un messaggio rivolto agli studenti pakistani e invece milioni di loro non potranno leggerlo fra i banchi di scuola. La Federazione delle scuole private del Paese ha deciso infatti di bandire il libro di Malala Yousafzai, perché non sarebbe rispettoso dell'Islam. Spiega l'Independent on Sunday che la Federazione, che rappresenta 152mila istituti, tra cui quelli che formano i rampolli delle élite politica e imprenditoriale, non vuole il volume nei programmi didattici e non lo metterà neppure a disposizione degli studenti nelle biblioteche. E nelle scuole pubbliche la situazione non è molto diversa, visto che neppure il governo l'ha introdotto nei propri istituti.
Secondo i vertici scolastici, il libro avrebbe "un effetto negativo" sull'educazione. "Abbiamo esaminato il libro - ha spiegato all'Independent Mirza Kashif, presidente dell'associazione che riunisce le scuole private - ed è emerso che ci sono molti commenti contrari all'ideologia dell'Islam, su cui si basa il Pakistan". I difetti principali del testo della giovane candidata al Nobel per la pace sarebbero due: la difesa di Salman Rushdie, che fu colpito da fatwa in Iran per i suoi Versetti satanici, e il fatto che l'autrice non avrebbe usato la formula religiosa "pace sia su di lui" quando si riferiva al profeta Maometto.
Kashif afferma d'altra parte di sostenere Malala, la chiama "figlia" e le propone di rivedere e censurare il libro per poi valutare di nuovo la sua distribuzione nelle scuole. In Pakistan Io sono Malala sta incontrando molte difficoltà, i detrattori della giovane attivista la accusano di essersi fatta manipolare dagli occidentali per fini politici e i talebani minacciano di attaccare le librerie che vendono il libro. I sostenitori di Malala però continuano a combattere. "La decisione di bandire il libro è il risultato di una deliberata campagna diffamatoria condotta contro Malala dai commentatori di destra", denuncia Bina Shah, scrittrice impegnata nella campagna per l'istruzione.

E molte studentesse coetanee della giovane autrice cercano in tutti i modi di introdurre il testo, o il suo messaggio, nelle scuole del Paese.

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