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La mossa dell'Italia sui marò: «Non si presenteranno in aula»

La mossa dell'Italia sui marò: «Non si presenteranno in aula»

Il no è secco. L'Italia non riconosce la giurisdizione indiana sul caso dei marò, e per questo rifiuterà il processo e non presenterà i suoi fucilieri in tribunale. L'inviato speciale del governo per la questione dei due fucilieri, Staffan De Mistura, appena rientrato dall'ennesima missione a New Delhi, ha aggiornato il parlamento sulle iniziative per uscire da una vicenda che si trascina da oltre due anni. E che verrà sollevata dal premier Matteo Renzi anche con il presidente americano Barack Obama oggi a Roma.
È in campo «un'iniziativa internazionale che dovrebbe produrre effetti in termini concreti nel giro di un mese», ha annunciato il diplomatico alle Commissioni congiunte di Esteri e Difesa, senza scendere nei dettagli per «evitare che le controparti abbiano elementi eccessivi per poter fare contromosse». Ma come annunciato la settimana scorsa dal ministro degli Esteri Federica Mogherini, e dopo l'incontro infruttuoso di martedì all'Aja con il collega indiano Salman Khurshid, la carta che l'Italia ha deciso di mettere in campo è l'arbitrato internazionale. Una strada che, ha spiegato ieri De Mistura, «può avere tempi lunghi ma è un elemento di forte pressione» nei confronti dell'India. Nessun «processino» in India dunque - come lo chiama ancora il diplomatico - perché il caso è sempre più «politico», con le elezioni indiane che si avvicinano e che non aiutano a distendere il clima. A New Delhi si attende la nuova udienza della Corte Suprema, domani, che dovrà decidere sul ricorso presentato da Massimiliano Latorre e Salvatore Girone contro il fatto che sia la polizia antiterrorismo Nia a condurre le indagini sulla morte di due pescatori indiani, il 15 febbraio 2012 al largo delle coste del Kerala. «Qualunque cosa accadrà domani, noi al processo non andremo. La posizione italiana è fermissima: niente processo», ha ribadito De Mistura. Nel frattempo, a Milano, la comunità dei Sikh in Italia ha indetto una petizione (che ha già superato 5000 firme) per chiedere la liberazione dei due marò.

Ieri, i rappresentanti della comunità provenienti da diverse città del Nord-Italia hanno manifestato in piazza Fontana e hanno consegnato due lettere: una al sindaco Giuliano Pisapia, l'altra al consolato indiano a Milano.

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