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Il Navy Seal che sparò a Bin Laden si racconta alla CBS

Mark Owen, pseudonimo per coprire l'identità dell'uomo, è stato il secondo ad entrare nel compound e l'uomo che ha fotografato il cadavere. Ma non vuole riconoscimento: ciò che conta è la squadra

A 60 Minutes, sulla CBS, l'ex Seal Mark Owen racconta l'uccisione di Osama Bin Laden
A 60 Minutes, sulla CBS, l'ex Seal Mark Owen racconta l'uccisione di Osama Bin Laden

Mark Owen non esiste. È soltanto uno pseudonimo, l'identità fasulla dietro la quale si cela un ex Navy Seals del Team 6, gli uomini d'élite dell'anti-terrorismo statunitense. Mark era tra gli uomini che hanno stanato Bin Laden nel suo ultimo covo, sull'elicottero precipitato sul compound dello sceicco di Al-Qaeda. È entrato per secondo nella camera da letto, ha scattato le foto - mai viste - del suo corpo. Ora in un libro racconta la sua storia. E la CBS News ha ascoltato la sua testimonianza.

Owen fa chiarezza sull'obiettivo della missione: i Seals non dovevano uccidere Bin Laden. Non per forza, ma fare il possibile per catturarlo vivo. La chiamata arriva ad aprile 2011, quando i soldati vengono convocati nel North Carolina. L'annuncio è chiaro: "Pensiamo di averlo trovato".

Si può iniziare a progettare il piano per eliminare definitivamente dai giochi lo sceicco del terrore. "Ci informarono su un individuo chiamato il Camminatore", racconta Owen. "Usciva dall'edificio a passeggiare in cortile. Si presumeva che così si tenesse in forma. Qualche volta era accompagnato, forse da una donna. Non si fermavano mai ad aiutare qualcuno che lavorava. Sembrava al di sopra di tutto".

Cosa sapevano i Navy Seals dell'interno del compound? Proprio nulla, "ma l'avevamo fatto un milione di volte. E ci siamo esercitati su una versione in scala uno a uno dell'edificio, almeno 100 volte". Anche se Obama non era affatto convinto. La conferma che "Il camminatore" fosse davvero Bin Laden non c'era. Poi "l’ufficiale comandante entrò e disse: ho appena chiuso il telefono, missione approvata".

La missione inizia come ogni altra: "Metà dei ragazzi stavano dormendo". Nonostante l'incarico. Perché quello "è il momento di rilassarsi. E ripassare mentalmente quello che dovete affrontare". Fino a che ci si deve preparare al lancio. "E poi all'improvviso ci siamo incrinati". I Seals sono costretti a improvvisare. L'elicottero precipita, ma "con una precisione millimetrica. Siamo arrivati alla porta".

Niente effetto sorpresa. Una scarsa conoscenza dell'interno dell'edificio. Ma i soldati vanno avanti. E sono alla porta. "Mentre attaccavo l'esplosivo da dentro hanno cominciato a sparare. Abbiamo risposto, alla cieca. E poi il silenzio. Il Seal che era con me parlava arabo, ha chiamato, e abbiamo sentito il metallo aprirsi". Dietro la porta "una donna con in braccio un bambino, altri due dietro". Il marito è stato ucciso dagli spari.

Sulle scale "era buio, usavamo i visori notturni". L'idea dei Seals era che "al secondo piano ci fosse Khalid, figlio di Osama". Il primo soldato della squadra chiama: "Khalid, Khalid". Lui guarda dietro l'angolo. E finisce ammazzato.

Poi i soldati vedono "un'altra testa spuntare fuori da una stanza, il point man gli spara. Nella stanza vedo un corpo per terra. Sopra di lui due donne, vicino alla porta". Il point man spinge lontano le donne, "se avessero avuto una cintura esplosiva gli altri sarebbero rimasti illesi". Non lui.

I soldati sparano sull'uomo a terra, "poteva avere qualcosa", armi nascoste. Non è chiaro se sia Osama, poteva essere pure "un altro fratello. Una guardia". E ad Owen sembrava "più giovane". Ma "era molto alto. Mi sembrava anche di riconoscere il naso. Potevo essere certo, ma non volevo affermarlo io".

E quindi non resta che chiedere a uno dei bambini nella stanza con le donne. Il Seal che parla arabo chiede: "Chi è quello?". "Osama Bin Laden". E una delle donne conferma. Non ci sono festeggiamenti: "È lavoro". L'ufficiale del team sale, gli viene raccontata la cosa e poi manda il messaggio in codice: "Per Dio e per il Paese, Geronimo EKIA". Ovvero: il nemico è stato ucciso in azione.

La mezz'ora del blitz non è ancora trascorsa. In dieci minuti due soldati prendono sangue e saliva, per il Dna. Owen scatta le foto: "Probabilmente gli scatti più importanti della mia vita". Foto "truci. Aveva una ferita in testa. Poi l'abbiamo messo in una busta e chiuso".

Al presidente, che forse ascoltava in diretta quello che stava accadendo, non viene detto chi ha sparato a Osama: "Non c'entra chi fosse quel militare. Riguarda la squadra, i piloti, quelli dell'intelligence che hanno scoperto tutto.

A chi importa chi è stato quello che ha sparato?".

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