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Obama adesso vuole disarmare l'America

Il presidente: "È ora di cambiare, lo dobbiamo ai nostri bimbi". Bloomberg: "Basta parole, agisci"

Obama adesso vuole disarmare l'America

Newton (Usa) - «Mai più queste tragedie. Da quando sono presidente è la quarta volta che succede: è ora di cambiare». Il «j'accuse» del presidente Obama è stato chiaro per tutti, all'intera nazione, anche alla potente lobby dell'industria delle armi. Il presidente ha appoggiato da sempre il reintegro del bando delle armi d'assalto, imposto da Bill Clinton nel 1994 e scaduto nel 2004, fa sapere il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney: «Dobbiamo cambiare la situazione in questo paese» ha sottolineato il concetto, sposato subito dopo anche dal sindaco di New York Michael Bloomberg, da anni impegnato nella lotta contro la violenza e le armi. «Penso sia arrivato per il presidente il momento di alzarsi, guidare il paese e dirci cosa faremo» ha detto Bloomberg, aggiungendo che Obama ha sempre parlato dopo le stragi, ma non ha mai agito concretamente. Il presidente era visibilmente turbato quando ha partecipato domenica sera con i genitori e i parenti delle 26 vittime della scuola elementare di Sandy Hook alla veglia funebre, allestita nel liceo di Newtown. «Abbiamo fatto abbastanza per difendere i nostri bambini? Onestamente la mia risposta è no. Dobbiamo cambiare». Parole esplicite e dirette, più chiaro di così Obama non poteva essere: «Userò tutti i poteri del mio ufficio per impegnare i cittadini in uno sforzo che prevenga altre tragedie come questa, che non possono diventare routine». E concludendo il suo breve discorso, come un maestro che fa l'appello in classe prima di iniziare le lezioni, il presidente ha letto uno dopo l'altro i nomi dei maestri e degli impiegati della scuola elementare di Newtown e dei venti bambini trucidati a colpi di fucile da Adam Lanza. «Charlotte, Daniel, Olivia, Josephine, Ana, Dylan, Madaline, Catherine, Chase, Jesse, James, Grace, Emilie, Jack, Noah, Caroline, Jessica, Benjamin, Avielle e Allison... Dio li ha richiamati tutti a casa» ha detto Obama. Riferendosi alla strage, ha parlato anche Quentin Tarantino: «C'è violenza nel mondo, date la colpa ai responsabili». Tarantino ha detto alla stampa di essere stanco di dover difendere i propri film, ogni volta che un folle causa una strage.
Intanto ieri pomeriggio nella cittadina di Newtown, in Connecticut, sotto una fitta pioggia e un freddo pungente, si sono svolti i primi funerali di due bambini morti: Jack Pinto e Noah Pozner, entrambi di sei anni. Jack era un grande tifoso del New York Giants e del giocatore Victor Cruz, che in suo onore domenica sera scendendo in campo contro i Falcons di Atlanta ha scritto sulle sue scarpe: «Jack, il mio eroe». Noah, appassionato di meccanica invece è stato seppellito con alcuni dei suoi giochi preferiti. A Newtown tutte le scuole sono chiuse, riapriranno il 3 gennaio e gli studenti della scuola del massacro saranno trasferiti in altri edifici e la scuola elementare sarà trasformata in un museo contro la violenza. Anche se a Newtown ora c'è chi le compra le armi per difendersi. L'unica nota lieta è la storia di Erika, una bambina di 6 anni, la sola a salvarsi della sua classe, sedici alunni, di prima elementare. La piccola è uscita dalla scuola coperta di sangue dalla testa ai piedi, e le prime parole pronunciate sono state: «Mamma, sto bene, ma i miei compagni sono tutti morti...». Ha finto di essere morta ed è sfuggita al massacro, nascondendosi tra i corpi dei compagni, ha aspettato lunghi, terrificanti minuti per esser certa che tutto fosse finito e poi è scappata di corsa fuori dalla scuola. Spuntano infine altri particolari sulla vita dell'assassino: Adam Lanza era uno studente prodigio, a 16 anni si era già iscritto al college, frequentando la Western Connecticut University aveva conseguito il massimo dei voti in storia americana e informatica. E aveva preso il massimo dei voti anche nella produzione di pagine web. Nancy Lanza, raccontano gli amici, introdusse il figlio Adam alle armi ritenendole un modo efficace per renderlo una persona responsabile.

Quand'era piccolo però diceva a baby sitter di non perderlo di vista.

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