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Il Paese se l'è filata all'inglese e l'ha abbandonata

La nobile Inghilterra, il Paese del fair play, dello stile, dei maggiordomi, delle carrozze e dalla fila ordinata alla fermata dei bus, ha festeggiato tutta notte la morte di una donna di ottantasette anni, malata di Alzheimer. Margaret Thatcher era diventata una lady di fil di ferro, piegata dalla malattia, avvilita dalla demenza senile. Una fotografia dell'anno scorso venne spacciata con il solito tono irriverente e screanzato anche dai nostri settimanali: «La Lady di ferro se la gode al sole primaverile in un parco di Londra». Se la gode. Andate a rivedere quelle istantanee, una vecchia con il cappotto abbottonato fino al collo, le mani guantate, un piede male appoggiato sulla terra davanti alla panca in legno, un cagnolino grigio tra le braccia, al suo fianco due badanti, di età quasi uguale.

D'accordo, Maggie è morta in una stanza dell'hotel Ritz e non in una soffitta, come milioni di inglesi, di britannici avrebbero voluto. Basta controllare le immagini trasmesse dalla Bbc e da Sky, le scritte volgari dedicate all'ex premier, i party improvvisati per strada, le sbornie, le frasi oscene sui muri, nell'area di Brixton, a Liverpool, dovunque, come se si fosse conclusa la guerra, come se l'Inghilterra avesse vinto i mondiali di calcio, il Regno è tornato Unito nel giorno della morte di una sua compatriota.

Margaret Thatcher ha finito la sua esistenza senza ricevere privilegi e onori che competono ai nostri veterani della politica, responsabili di errori e di misfatti ben più gravi. Ha vissuto l'ultimo periodo della vita senza poter comprendere quello che stava accadendo nel resto del suo Paese e del mondo, una crisi non certo dovuta, stavolta, alle scelte della figlia del droghiere. La fotografia del suo ottantasettesimo compleanno, nell'ottobre dello scorso anno, è da museo delle cere: i capelli bianchi, ben pettinati, gonfi, una paio di fili di perle al collo, due orecchini dorati, senza anima l'espressione del suo viso, gli occhi socchiusi come asole, nessuna smorfia, nessun sorriso, non una donna al tramonto ma già nel buio della notte. Non circolava in auto blu, non aveva segretari o segretarie particolari, apparteneva al passato. Da distruggere, bruciare, come è accaduto ieri. A un passato difficile, aspro, cattivo, come è difficile, aspro, cattivo il presente di quel Regno e di questo mondo che ha deciso di sfogare la propria disperazione nella morte di una donna malata. Anche qualche nostro illustre politico, ex premier, guarda la combinazione, si è aggiunto al corteo dei manifestanti.

Secondo Romano Prodi, unico ex leader mondiale in dissenso, la Thatcher è stata la responsabile di un mondo tutto mercato e ha inasprito la disparità fra ricchi e poveri.
Un cordoglio elegante, da un ex collega, invece artefice di un mondo diverso, lontano dai mercati, dove ricchi e poveri vivevano in parità. Maggie, riposa all'inferno, hanno scritto sul muro di Belgravia. Per tutti costoro, annoto una frase di Winston Churchill: «Lei ha dei nemici? Bene.

Questo significa che ha lottato per qualcosa, nella sua vita».

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