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Il Papa contro i fondamentalisti: "Un credente non dà la morte"

Migliaia di persone si sono riversate nelle strade di Beirut per accogliere Benedetto XVI. Appello alla difesa dell'essere umano

Migliaia di persone si sono riversate nelle strade di Beirut per salutare il papa Benedetto XVI con bandiere e cartelli. E il Pontefice ha colto l'occasione per lanciare un netto appello alla libertà religiosa e alla difesa dell'essere umano. "Il credente autentico non può condurre alla morte - ha detto il Santo Padre - i credenti hanno sempre un ruolo essenziale, quello di testimoniare la pace che viene da Dio e che è un dono. L’inazione degli uomini di bene non deve permettere al male di trionfare. È peggio ancora di non far nulla".

Nel discorso ai membri del governo e del corpo diplomatico nel palazzo presidenziale di Baabda, in Libano, Benedetto XVI è tornato a denunciare con forza l'integralismo e il fanatismo che in queste ore sta sconvolgendo il Medioriente. "Bisogna bandire la violenza verbale o fisica - ha tuonato - è sempre un attentato alla dignità umana, quella dell’autore come quella della vittima". Se un Paese vuole la pace, è il ragionamento del Papa, è necessario difendere la vita: "Questa logica squalifica non solo la guerra e gli atti di terrorismo, ma anche ogni attentato alla vita dell’essere umano, creatura voluta da Dio". Tuttavia, il Santo Padre ha ricordato, con altrettanta forza, che la libertà religiosa ha una dimensione sociale e politica indispensabile alla pace: "Essa permette una coesistenza e una vita armoniosa attraverso l’impegno comune al servizio di nobili cause e attraverso la ricerca della verità che non si impone attraverso la violenza".

Mentre il Medioriente infiamma per le rivolte islamiche contro l'Occidente, il Papa ha sottolineato che la convivenza della società libanese è un dono che può aiutare la pace. In Libano cristiani e islamici abitano, infatti, lo stesso spazio da secoli e non è raro che in una stessa famiglia ci siano due religioni. "Se in una famiglia ciò è possibile - si è chiesto il Papa - perché non sarebbe possibile a livello dell’insieme della società? La specificità del Medioriente si trova nel miscuglio secolare di componenti diverse". "Da ciascuno e dall’insieme dipende l’avvenire e la capacità di impegnarsi per la pace - ha sottolineato il Pontefice - un tale impegno sarà possibile solo in una società unita.

Tuttavia l’unità non è uniformità".

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