Mondo

La parabola triste di Ségolène Un disastro politico e privato

In cinque anni è passata dal sogno dell'Eliseo al rischio di restare fuori dal parlamento e chiudere la carriera. Nel frattempo ci ha rimesso la famiglia. Hollande tace sulla gaffe di Valérie

La parabola triste di Ségolène Un disastro politico e privato

Dalla gloria alla polvere. Dal sogno di varcare le porte dell’Eliseo e diventare la prima donna presidente di Francia all’incubo di uscire dalla ribalta della politica francese dopo il ballottaggio del 17 giugno. La storia degli ultimi cinque anni di Ségolène Royal è una parabola discendente politica e privata capace di muovere a pietà anche i più feroci nemici. Ma non c’è da aspettarsi indulgenza per l’ex regina della gauche, la socialista figlia di un colonnello ultracattolico di estrema destra, pupilla di François Mitterand (perseguitata dal pettegolezzo di essere l’amante e persino la figlia illegittima dell’ex presidente) diventata tre volte ministro e oggi prima donna alla guida di una regione.

Ségolène non è mai davvero andata a genio né a destra né a sinistra. Secondo un sondaggio del 2010 per il settimanale Vsd, è lei la politica più «irritante» per il 73% dei francesi. Combattiva, a tratti indisponente, Sarkozy le rimproverò nel duello tv per la presidenza che per guidare la Francia serviva calma, quella che lei non aveva. Eppure di calma ne ha mostrata parecchia madame Royal dopo le batoste incassate negli ultimi tempi. La prossima potrebbe arrivare al ballottaggio di domenica a La Rochelle, in Poitou-Charentes - feudo che nel 2004 lei strappò alla destra - e rischia di essere memorabile. I sondaggi dicono che Ségolène sarà battuta dal «ribelle» socialista Olivier Falorni 58 a 42. Percentuali impietose. «Scioccanti», ha commentato lei ieri sulle pagine di  Libération.

Una batosta annunciata che si aggiunge al «morso» feroce - l’appoggio via Twitter al suo avversario - ricevuto nei giorni scorsi dalla nuova  première dame Valérie Trierweiler, la giornalista compagna del presidente François Hollande, l’uomo che è stato al fianco di Ségolène per trent’anni e padre dei suoi quattro figli. Un attacco a freddo (disapprovato dal 69% dei francesi, svela ancora  Libération) che l’ha «ferita» - «non sono un robot» - ma al quale non ha immediatamente reagito perché «troppo violento». Un gioco a perdere inatteso quanto spietato. Perché è appena sei anni fa, all’età di 53 anni, che  madame Royal vive il suo momento d’oro, incoronata dal partito con il 60% dei consensi dopo una durissima battaglia e mandata a combattere l’anno dopo il cavallo di razza Nicolas Sarkozy. Sulla cresta dell’onda, la «gazzella» che ha sfidato gli «elefanti» del Ps, puntato il dito contro il «maschilismo» del partito, attaccato la legge sulle 35 ore di Martine Aubry e strappato il nomignolo di «Zapatera» in un momento in cui la sinistra europea guardava alla Spagna come a un miraggio, perde la sua sfida cruciale nel 2007 sul rush finale, abbandonata dal partito guidato in quel momento proprio da Hollande. Con l’addio all’Eliseo sfuma per Royal anche il sogno di una vita, la storia d’amore cominciata trent’anni prima fra i banchi dell’Ena, la scuola che ha sfornato decine di capi di governo e presidenti di Francia. La giornalista Valérie le soffia il compagno. Ed è l’inizio della discesa. L’anno dopo Ségolène si candida alle primarie ma nella guerra spietata fra dame a spuntarla è la «dura e pura» Aubry, «l’anti Royal» che non può vantare volto e fisico da copertina, attributi che nel 2007 valgono a Ségolène il primato di donna più fotografata di Francia. Ma la «gazzella» non demorde.

«Non mi do mai per vinta», diceva ieri e ripete oggi. Anche «se non mi è mai stato risparmiato niente». Così l’anno scorso cerca la rivincita candidandosi alle primarie socialiste in vista della sfida per l’Eliseo. Finisce quarta, relegata a un inappellabile 6,9% che non le consente di arrivare nemmeno al secondo turno. Un altro schiaffo. I cui segni affondano nelle lacrime che non riesce a trattenere davanti alle telecamere. Passa qualche mese e Hollande la ringrazia «per l’eleganza e la responsabilità»: Ségolène ha deciso di appoggiarlo al secondo turno. È anche grazie ai suoi voti che l’ex fa il suo ingresso trionfale all’Eliseo mentre lei, la dama generosa o semplicemente calcolatrice - pensa già alla presidenza dell’Assemblée nationale  - non riesce a mettere piede nel palazzo presidenziale nemmeno come  semplice première dame da tappezzeria. Cancellata pure dal video usato da Hollande a gennaio per celebrare la storia della  gauche  e il suo percorso personale.

Il resto è cronaca delle ultime ore. La destra che si compatta e decide di votare per il suo avversario (socialista) Falorni, Valérie Trierweiler che cieca di gelosia le sega le gambe tifando anche lei per il rivale. E la certezza che con la possibile sconfitta di domenica a La Rochelle sfumi anche il sogno di presiedere l’Assemblea proprio quando i socialisti volano verso la maggioranza assoluta.

Davvero troppo anche per una combattente come Ségolène.

Commenti