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Al Qaida regista del caos in Egitto

Il fratello di Al Zawahiri fomenta gli scontri. A Suez la polizia spara sulla folla: almeno 8 morti, centinaia i feriti

Al Qaida regista del caos in Egitto

Due anni dopo la caduta di Hosni Mubarak gli egiziani che non digeriscono i Fratelli musulmani al potere sono scesi in piazza ieri scontrandosi duramente con la polizia. Il bilancio è di almeno otto morti e centinaia di feriti in tutto il Paese. A Suez la polizia ha sparato sui manifestanti che assaltavano il governatorato.

Una settimana fa, invece, gli agenti si erano ben guardati dall'intervenire quando duemila estremisti salafiti avevano circondato l'ambasciata francese al Cairo. Non solo: sul cancello della sede diplomatica è stato appeso un grande striscione bianco con i faccioni di Osama Bin Laden e Ayman al Zawahiri, il nuovo capo di Al Qaida, come si vede nella foto che pubblichiamo. I salafiti protestavano contro l'intervento francese in Mali. Sullo striscione di Al Qaida parole eloquenti: «Allah benedica i mujhaeddin». «Questi sono gli uomini che hanno garantito la vittoria ad Allah e al suo profeta», è lo slogan classico di Al Qaida. E poi i propagandisti del terrore si chiedono: «Dove siete?». In pratica è un incitamento all'azione contro i francesi e gli alleati che appoggiano l'attacco in Mali. Come se non bastasse, fra gli organizzatori della protesta è spuntato Mohammed al Zawahiri, fratello minore di Ayman, l'ex medico egiziano che guida Al Qaida dopo la morte di Bin Laden.

I manifestanti erano seguaci del Movimento salafita della guerra santa, un cartello di gruppi estremisti egiziani. In appoggio ai cugini della jihad in Mali, sventolavano bandiere di Al Qaida chiedendo l'espulsione dell'ambasciatore francese. Mohammed al Zawahiri in un'intervista a Euronews ha rincarato la dose. Quella in Mali «è un'aggressione. La Francia ha attizzato il fuoco e iniziato la guerra. Se continuerà, le fiamme bruceranno i popoli dell'Occidente».

Il «giovane» Zawahiri ha passato 14 anni in prigione ed è stato rilasciato dopo la «rivoluzione» che ha abbattuto Mubarak. Sostiene di non far parte di Al Qaida, ma di condividerne l'ideologia. I capi dei Salafiti per la guerra santa hanno reso pubblico un comunicato che suona come un annuncio di attentati contro gli occidentali: «Le nostre operazioni militari colpiranno tutti i paesi che aiutano la Francia nella guerra in Mali».

Nella lista delle nazioni nel mirino ci sono Stati Uniti, Belgio, Inghilterra, Germania, Russia e diversi paesi africani. L'Italia non è citata, ma vengono espressamente minacciate rappresaglie nei confronti di chi «contribuisce con aerei e appoggio logistico» al conflitto. Il nostro paese ha messo a disposizione per il Mali 15 istruttori, due aerei trasporto truppe ed una cisterna volante per rifornire in volo i caccia bombardieri francesi.

Non risulta che la polizia abbia arrestato qualcuno nella manifestazione del 18 gennaio, che ha circondato l'ambasciata francese. Lo stesso presidente egiziano, Mohammed Morsi, che il 30 gennaio incontrerà la cancelliera tedesca Angela Merkel, si è opposto all'intervento in Mali. Ieri, invece, la polizia ha caricato i manifestanti che protestavano contro il nuovo potere in mano ai Fratelli musulmani. Sessantuno civili e 32 agenti sono rimasti feriti in duri scontri al Cairo, nella mitica piazza Tahrir, dove è iniziata la primavera araba egiziana, a Suez le vittime sono almeno otto. La sede dei Fratelli musulmani a Ismaila è stata data alle fiamme. La crisi economica è un volano della protesta che riprende gli slogan di due anni fa: «Il popolo vuole abbattere il regime». Uno dei leader di sinistra, Hamdeen Sabahy, è ancora più chiaro: «La nostra rivoluzione continua. Diciamo no a uno stato della Fratellanza musulmana».
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