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La regina difende donne e gay "È lei la vera icona femminista"

Elisabetta II firma oggi a nome dei paesi del Commonwealth una Carta a difesa dell'uguaglianza di genere. Una mossa a favore dell'erede (femmina?) di Kate e William

La regina difende donne e gay "È lei la vera icona femminista"

L'hanno già ribattezzata la «Magna Carta del ventunesimo secolo». E ancora prima di averla firmata, Sua Maestà Elisabetta II si è guadagnata il titolo di «icona femminista». Il documento della svolta sarà siglato oggi dalla regina davanti alle telecamere, nella prima apparizione pubblica da quando la monarca britannica è stata dimessa dall'ospedale dopo aver dovuto rinunciare alla visita in Italia. Per la prima volta in sessantuno anni sul trono, la regina d'Inghilterra, a nome dei Paesi del Commonwealth, si impegna in maniera formale e solenne a difesa dell'uguaglianza di genere. Ovvietà, si direbbe. Se non fosse che in qualità di capo dei 54 Paesi del Commonwealth, Elisabetta II regna anche su 41 nazioni che considerano ancora illegale l'omosessualità, con picchi di intolleranza che nel caso di Nigeria e Pakistan contemplano la pena di morte per gay e lesbiche.
«Ci opponiamo implacabilmente a ogni forma di discriminazione basata sul genere, sulla razza, sul colore, sul credo religioso, sulle idee politiche o su altri piani», recita la nuova Carta. Che aggiunge: «Riconosciamo l'uguaglianza di genere e il conferimento di poteri alle donne come una componente essenziale dello sviluppo umano e dei diritti umani fondamentali».

Sebbene Buckingham Palace si affretti a precisare che con la sua firma «la regina sta sottoscrivendo una decisione presa dal Commonwealth», che Sua Maestà non «porta avanti idee personali su questi temi» e che la sua posizione è «apolitica, come in qualsiasi questione dello stesse genere», fonti vicine alla Casa Reale confermano la consapevolezza di Elisabetta II di farsi voce e portavoce di una battaglia progressista che lei stessa in privato sostiene da tempo.
Interpretando lo spirito più profondo dell'animo britannico, quello che condensa tradizione e innovazione, Sua Maestà vuole lasciare un segno in vista della fine del suo Regno, mostrarsi ancora una volta in sintonia con i cambiamenti culturali della società e farsi paladina autorevole di una battaglia che potrebbe portare un'altra donna - l'erede di William e Kate se, come sembra, sarà femmina - dritto sul trono d'Inghilterra. «L'impatto di questa dichiarazione sui diritti di gay e donne non va sottovalutato - ha spiegato una fonte diplomatica alla stampa britannica - Nulla di così progressista è mai stato approvato dalle Nazioni Unite. E la cosa più insolita è che la regina abbia chiesto di firmare il documento in pubblico e di aver accordato l'accesso alle telecamere». I segnali di una svolta epocale ci sono tutti. E secondo molti portano al cuore dei palazzi reali londinesi ma rischiano di creare nuove tensioni con il principe Carlo. Con il suo «passo storico» a difesa dei diritti degli omosessuali, Elisabetta II non solo si trasforma in «un'icona femminista», come dice di lei Ben Summerskill, leader di Stonewall, storico gruppo di gay e lesbiche.

Con la firma solenne di oggi, Sua Maestà aggiunge un pilastro decisivo al cambiamento, offrendo una cornice di architettura costituzionale al cambiamento della legge salica, cioè al provvedimento per la successione al trono britannico che sarà modificato nei prossimi mesi per consentire anche a un'erede femmina di accedere al trono, senza dover cedere il passo a un maschio. Indiscrezioni di palazzo dicono che Carlo sia contrario alla modifica, ufficialmente perché potrebbe portare anche un cattolico sul trono, di fatto perché teme che la sua impopolarità possa crescere e lui essere adombrato dall'arrivo di un'erede donna, come peraltro dimostrano i sondaggi. Eppure, con la mossa di oggi, Elisabetta compie un passo ulteriore in direzione opposta a Carlo. Le avvisaglie di questa svolta affondano le radici nella storia stessa di Elisabetta. Come suo padre Giorgio VI, che nel 1948 - quando Lilibet era solo una principessa e Carlo doveva ancora nascere - stabilì che i figli della futura sovrana prendessero il titolo di principe e principessa seppur nati da un'erede femmina, così Sua Maestà ha disposto a inizio gennaio che «tutti i figli del figlio maggiore del principe di Galles - cioè tutti i figli di William - godranno dello stile, del titolo e dell'attributo di Altezza reale con la dignità titolare di principe o principessa». Formalità che nelle monarchie sono sostanza e giocano tutte a favore dell'erede che Kate porta in grembo.

E a discapito dell'eterno «futuro re» Carlo.

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