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Il reporter italiano ucciso dagli ucraini

Le granate lanciate dall'area controllata dalle truppe di Kiev. Un amico: "Forse era ancora vivo dopo i colpi"

Il fotoreporter italiano Andrea Rocchelli (D), con Andrey Mironov
Il fotoreporter italiano Andrea Rocchelli (D), con Andrey Mironov

"L'ho sentito il giorno prima da Slaviansk. Andy diceva che alla sera scattavano i bombardamenti con i mortai e c'era il pericolo dei cecchini. I rischi stavano aumentando, ma aveva già tante storie di guerra alle spalle - racconta a il Giornale l'amico freelance Luca Santese - Forse era ancora vivo dopo essere stato colpito. Speravamo fino all'ultimo che fosse solo ferito, ma non è andata così purtroppo".

Andrea Rocchelli, 30 anni, originario di Pavia, che lascia un bimbo di due anni è il primo giornalista ucciso nella guerra civile ucraina. Freelance multimediale era una colonna portante del collettivo di giovani fotografi italiani Cesura fondato nel 2008. Da una decina di giorni era tornato in Ucraina dove aveva immortalato la rivolta di piazza Maidan. Questa volta il fronte corre nell'Est separatista dove miliziani filo russi e la guardia nazionale di Kiev combattono.

In prima linea lo porta la passione nel raccontare le guerre "adattandosi ai tempi" come diceva il fotoreporter scomparso, in maniera multimediale "raccogliendo un documento, una foto, un bossolo". Non è da solo a rischiare la pelle. Da qualche anno conosce Andrey Mironov, che ha il doppio dei suoi anni ed un'incredibile storia alle spalle di dissidente sovietico internato nei gulag, attivista per i diritti umani, giornalista e oppositore del Cremlino.

Andrea scatta foto, come pugni nello stomaco, dei bambini di Slaviansk, il fortino filo russo circondato dai soldati ucraini, rintanati nei bunker fatti in casa. Andrey scrive il pezzo per la Novaya Gazeta, il giornale indipendente russo dove lavorava Anna Politkovskaya, raccontando i bombardamenti con i mortai. "Siamo esseri umani, non bestie» è il grido di dolore dei civili trasmesso con parole ed immagini da Andrea e Andrey. Sabato verso le 17 osano troppo lanciandosi nella trappola infernale del fronte di Andrievka. Con loro c'è un fotoreporter francese, William Roguelon, sopravvissuto con una ferita ad una gamba: "Come siamo arrivati hanno cominciato a sparare sulla macchina e abbiamo cercato riparo in un fossato". Dopo le raffiche partono i colpi di mortaio dalla collina dove si alza l'antenna tv controllata dalle truppe ucraine. "Avranno tirato almeno 40 granate. Una di queste ha centrato l'italiano e l'interprete russo. Ero distante e sono stato fortunato" spiega il superstite. L'autista fugge e abbandona i giornalisti. Roguelon sotto shock pensa a se stesso ed i miliziani filo russi lo portano in ospedale. Andrey muore sul colpo decapitato dal colpo di mortaio. "Sembra che Andrea fosse ancora vivo dopo essere stato colpito dalle schegge" racconta Santese, che sta andando a Kiev a recuperare la salma. Da un'altra postazione, dentro un bunker, un gruppo di giornalisti filma la battaglia senza rendersi conto che dei colleghi stanno per venir colpiti. Si vede il fumo grigiastro delle esplosioni delle granate di mortaio in lontananza, poi delle fiammate più vicine e si sente crepitare la mitraglia. Quando i filo russi riescono a recuperare i corpi di Andrea e Andrey non c'è più nulla da fare.

Rocchelli ha lavorato per l'agenzia fotografica Grazia Neri e pubblicato i suoi scatti su Newsweek, Le Monde, The Wall Street Journal, Foreign Policy, Panorama, L'Espresso. Non era alle prime armi dopo i reportage nel Caucaso, in Libia e nelle ex repubbliche sovietiche dell'Asia. Come tutti i freelance andava in giro al risparmio, senza grandi media alle spalle, ma seguiva le storie in profondità. "Il vuoto che lascia è enorme - ammette l'amico Luca che sta andando a prenderlo - ma proprio la sua perdita ci darà la forza per andare avanti.

Non possiamo mollare".

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