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La Russia pronta a rompere il patto nucleare con l'America

Putin minaccia lo stop alle ispezioni ai propri siti atomici. Anche in Crimea tornano in piazza i Pro-Maidan. Misterioso virus informatico contro Kiev. DIARIO DALLA CRIMEA

Manifestanti pro-Ucraina in piazza a Simferopoli
Manifestanti pro-Ucraina in piazza a Simferopoli

Questo articolo è multimediale: le parti in blu fanno riferimento a video e foto esclusivi

SIMFEROPOLI - La Russia potrebbe sospendere le ispezioni al suo arsenale nucleare previste dagli accordi con gli Usa come rappresaglia alle sanzioni occidentali per la crisi in Crimea. Nel frattempo Stati Uniti e Francia pensano di adottare, "in assenza di passi avanti, nuove misure" nei confronti di Mosca.

Una miscela esplosiva, mentre a Simferopoli, capitale della penisola contesa sono riapparsi, dopo l’occupazione dei soldati del Cremlino, i manifestanti che non vogliono l’annessione alla Russia gridando “la Crimea è Ucraina”.

Lo spettro della guerra fredda risorge con l’intenzione russa di cancellare le ispezioni agli arsenali strategici previste dal trattato Start sulla riduzione dei missili nucleari. “Le irragionevoli minacce alla Russia dagli Stati Uniti e dalla Nato sulla linea politica in Ucraina sono considerate dei gesti ostili che ci costringono ad annunciare forti misure” secondo una fonte anonima del ministero della Difesa russo.

Mosca e Washington si erano accordati per limitare il numero dei missili balistici capaci di colpire i rispettivi territori ad 800 entro il 2018. Il trattato prevede 18 ispezioni ogni anno alle basi nucleari nei due paesi, che la Russia potrebbe bloccare.

Neanche gli osservatori dell’Organizzazione per la sicurezza e cooperazione in Europa riescono ad entrare nella penisola. Ieri, al terzo tentativo, i 35 militari disarmati, compresi due ufficiali italiani, sono stati ricacciati indietro fa raffiche di mitra sparate in aria.

Il quotidiano russo Novaya Gazeta rivela che fra Ucraina e Crimea sono state piazzate delle mine ed il super virus“serpente”, forse lanciato dagli hacker russi, ha colpito decine di reti informatiche di Kiev.

Ieri l’ordine di Mosca in Crimea è stato per la prima volta contestato, dopo la presa del potere dei filo russi, da un migliaio di manifestanti pro Maidan.

Molte le donne con i fiori dell’8 marzo compresa una ragazza mascherata che ha due rubini verdi al posto degli occhi. In prima fila dei ragazzotti che si illudono di ripetere le imprese dei rivoluzionari di Kiev. “Non voglio che la Crimea faccia parte della Russia. Deve rimanere in Ucraina” dichiara orgoglioso Alexander che ha solo 16 anni. Il corteo sfiora pericolosamente qualche centinaio di filo russi con scudi e bracciali rossi di samoobarona, la milizia pro Mosca. Partono urla ed invettive che si ripetono davanti al parlamento presidiato dai cosacchi, ma a parte “Russia, Russia” da una parte e “gloria all’Ucraina” dall’altra, nessuno si spara addosso.

Chi arriva in treno da Kiev viene controllato dai miliziani. Igor, che parla russo e torna dalla madre a Yalta, denuncia di essere stato “picchiato perché non volevo mostrare il documento. Mi hanno accusato di essere un provocatore”

Il corteo pro Maidan arriva ad una caserma ancora in mano dei militari ucraini, che fraternizzano con i manifestanti e scattano sull’attenti quando tutti cantano l’inno nazionale.

Il capo della minoranza tartara, Refat Chubarov, chiede “all’Onu di inviare truppe di pace in Crimea per prevenire il conflitto”. Alcune case della comunità musulmana sono state imbrattate da scritte oltraggiose e croci disegnate sulle porte.

Difficile convincere i cosacchi del Don arrivati a dar man forte ai filo russi, che devono lasciare il posto ai caschi blu. Un atamano che comanda un posto di blocco tira fuori con orgoglio la sua pistola Beretta calibro nove “in onore del made in Italy”.

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