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Sì ai "bond islamici". La Borsa di Londra vuole i petrodollari

La Gran Bretagna sarà il primo Paese non musulmano a emetterli

Sì ai "bond islamici". La Borsa di Londra vuole i petrodollari

La Gran Bretagna sarà il primo Paese (non musulmano) al mondo ad emettere «sukuk», ossia i bond islamici. Ad annunciarlo è stato il primo ministro britannico, David Cameron, al World Islamic Economic Forum a Londra, svelando i piani per un «Index islamico» alla borsa della capitale inglese. Cameron ha parlato davanti a circa 1800 persone, tra politici e uomini d'affari, al nono forum islamico, il primo a tenersi in un Paese non musulmano. L'obiettivo è di stabilire legami più solidi tra Regno Unito e mondo islamico, attraverso la finanza. Ma anche accaparrarsi una pioggia di petrodollari, che l'Inghilterra non disdegnerebbe. In pratica, fare di Londra la «capitale della finanza islamica».

«Il London Stock Exchange annuncerà la creazione di nuovi indici»: questo il succo del discorso del premier britannico, che ha spiegato i piani del Tesoro, specificando che «ciò significa la creazione di un nuovo modo di individuare opportunità per la finanza islamica». L'indice riguarderà società i cui principi di investimento rispondono alle regole islamiche. La sharia infatti proibisce gli interessi sul prestito. Ma uno stratagemma aggira il limite: i bond islamici sono legati a specifici progetti di cui si acquista una quota, ottenendo in cambio la propria parte di profitti generati. Londra (nel 2007 la borsa italiana si è fusa con quella inglese dando vita al London Stock Exchange group) inizierà con un'emissione di bond da 200 milioni di sterline l'anno prossimo. I destinatari dell'operazione sono le sei banche islamiche attive nel Paese.

La Turchia è stato il primo stato europeo ad emettere «sukuk», nel settembre dell'anno scorso, e già alcune compagnie britanniche, come Tesco e Hsbc hanno emesso bond islamici attraverso proprie filiali in Medio Oriente e nel Sud Est asiatico.

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