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Il Santo Sepolcro rischia di chiudere per troppi debiti

Gerusalemme La chiesa del Santo Sepolcro a Gerusalemme, per i cristiani luogo della passione e della resurrezione di Cristo, rischia di chiudere i battenti. Questa, secondo il quotidiano israeliano Maariv, la velata minaccia che il Patriarcato Greco Ortodosso della città santa ha fatto al presidente della Repubblica Shimon Peres e al premier Benyamin Netanyahu dopo essersi visto congelare il conto corrente in banca per il mancato pagamento di una bolletta per l'acqua da 9 milioni di shekel (1,8 milioni di euro). La compagnia Hagibon è subentrata nella gestione della rete idrica di Gerusalemme e non intende più rispettare - riferisce il quotidiano britannico Guardian - una sorta di patto non scritto che fin dai tempi dell'impero ottomano esentava il Santo Sepolcro, dove ogni anno si riversa oltre un milione di pellegrini da tutto il mondo, dal pagamento dell'acqua.
Il segretario generale del Patriarcato non ha voluto commentare l'indiscrezione riportata dal giornale israeliano Maariv, ma ha confermato che la chiesa intende saldare il suo debito, accumulato nel corso di 15 anni, anche se non sarà semplice. Secondo il quotidiano israeliano, la questione dei debiti del Santo Sepolcro rischia, se non sarà gestita con la dovuta attenzione, di «innescare una crisi internazionale».

Di cui in Medio Oriente non si sente affatto il bisogno.

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