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Pechino provoca, Tokyo fa decollare i caccia

Un aereo militare cinese sorvola le isole Senkaku e fa infuriare il governo nipponico. Che allerta gli F-15. È la prima volta dal '58 che il regime comunista viola lo spazio del rivale

Pechino provoca, Tokyo fa decollare i caccia

Caccia di Tokyo decollano in assetto da combattimento per intercettare un velivolo di ricognizione cinese, che sorvola un paio di isolette contese fra i due paesi. Cina e Giappone sono ai ferri corti da mesi, ma per la prima volta il livello dello scontro si è impennato. Guarda caso il duello aereo a distanza coincide con le ultime battute della campagna elettorale giapponese per il voto del 16 dicembre. Il rischio, neanche tanto remoto, è che scoppi un incidente armato fra i due colossi economici dell'Asia nel Mar della Cina orientale.

Ieri alle 11.06 locali, le tre di notte in Italia, un aereo di ricognizione cinese, B-3837, ha sorvolato le isole contese che Pechino chiama Diaoyu e per Tokyo sono le Senkaku. Per il terzo giorno di fila quattro motovedette cinesi si erano avvicinate alle isole controllate dal Giappone. Per la prima volta dal 1958 Pechino ha violato lo spazio aereo giapponese. Il governo di Tokyo ha ordinato il decollo di otto caccia intercettori F 15 per fermare l'intrusione. Prima che la squadriglia arrivasse sopra le isole l'aereo di ricognizione cinese aveva invertito la rotta tornando verso casa.
«Nonostante i ripetuti avvertimenti le navi del governo cinese sono entrate nelle nostre acque territoriali per tre giorni di fila» ha denunciato Osama Fujimura, capo di gabinetto del premier giapponese. «È estremamente deplorevole che al culmine di questa situazione sia avvenuta un'intrusione nello spazio aereo» ha continuato il rappresentante di Tokyo.

Hong Lei, portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, ha tranquillamente replicato che il sorvolo «è perfettamente normale. Le isole fanno parte della Cina fin dai tempi antichi». Non solo: i cinesi chiedono al Giappone «di sospendere le loro attività illegali nelle acque e nello spazio aereo delle isole».
Il braccio di ferro fra i due paesi è esploso lo scorso settembre quando il governo di Tokyo ha comprato da un privato giapponese tre delle isole contese. Pechino continua a considerarle parte del suo «sacro» territorio. Non solo la Cina ha protestato duramente, ma ci sono state violente manifestazioni di piazza contro gli interessi giapponesi. Le vendite di automobili di Tokyo ai cinesi sono crollate.

Fino a ieri i due giganti asiatici si erano confrontati sul mare con unità da guerra, accusandosi di reciproche violazioni territoriali, ma senza sparare un colpo. L'escalation del confronto aereo è una novità. «Se la Cina invia velivoli militari il controllo del Giappone sulle isole si fa precario. Un incidente è più facile che capiti in cielo piuttosto che in mare» spiega Toshiyuki Shikata, docente universitario ed ex generale.
La prova di forza cinese arriva alla vigilia delle elezioni giapponesi di domenica. Il favorito è l'ex premier Shinzo Abe, leader dei liberal democratici e della destra più conservatrice. In novembre aveva fatto visita al santuario scintoista Yasukuni di Tokyo dove sono sepolti anche dei criminali di guerra. Fumo negli occhi per la Cina, che ha voluto con il sorvolo dello spazio aereo dare un segnale militare forte e chiaro al prossimo governo giapponese.
La Casa Bianca fino ad ora ha cercato di gettare acqua sul fuoco senza prendere una posizione esplicita sulla sovranità delle isole. Però ha fatto presente che un trattato del 1960 obbliga gli Stati Uniti ad intervenire al fianco di Tokyo se il Giappone venisse attaccato.
La vera posta in gioco nel Mar della Cina orientale sono i fondali dell'arcipelago conteso, ma disabitato, che sarebbero ricchi di gas.
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