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Se l'Arabia predica il dialogo religioso

Il re del Paese più integralista crea un Centro interculturale a Vienna. E il Vaticano manda un suo rappresentante

Se l'Arabia predica il dialogo religioso

Si chiama Kaiciid, ed è un nuovissimo Centro internazionale per il dialogo interreligioso e interculturale che il re saudita Abdullah Ben Abdulaziz ha voluto fondare a Vienna assieme ad Austria e Spagna dopo aver ottenuto un riconoscimento anche dall'Onu. Kaiciid sta per «King Abdullah bin Abdulaziz International Centre for Interreligious and Intercultural Dialogue» e prende appunto il nome da Abdullah che dell'iniziativa è il principale sponsor. Il Centro vuole essere un luogo per costruire ponti fra le religioni, promuovendo una migliore comprensione fra le diverse fedi.

Come tale, si tratta di un'iniziativa sorprendente per il leader di un paese, appunto l'Arabia, che secondo l'ultimo rapporto stilato da «Aiuto alla Chiesa che soffre» si trova insieme al Pakistan al fondo di una classifica che parametra gli stessi Paesi a seconda della libertà religiosa che garantiscono ai propri cittadini. Gli arresti e le irruzioni della polizia nelle case cristiane durante gli incontri di preghiera sono all'ordine del giorno in Arabia. Nel marzo 2012 una fatwa del Gran Muftì indicava come necessaria la distruzione di tutte le chiese cristiane nella penisola arabica. E sui libri di testo degli studenti delle superiori, pubblicati dal ministero dell'Istruzione di Riad, si leggono frasi del tipo: «Ebrei e cristiani sono nemici dei credenti e non possono avere l'approvazione dei musulmani». E recita un libro in uso alle scuole medie: «Le scimmie sono gli ebrei, il popolo del Sabbah, i suini sono i cristiani, gli infedeli della comunione di Gesù».

Proprio per questa situazione non facile, la notizia che arriva da Vienna è anche un'altra. Ed è che nonostante tutto ciò, a sorpresa al Centro internazionale ha aderito come Osservatore fondatore il Vaticano che a inviato come suo rappresentante Miguel Ayuso Guixot, segretario del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso. Per il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio consiglio, che all'inaugurazione ha tenuto un intervento, si tratta di un'ulteriore opportunità di confronto su molti temi, nel rispetto dei diritti fondamentali, soprattutto in materia di libertà religiosa. E ancora: «È compito del Centro» lavorare «affinché i nostri contemporanei non siano privati della luce e delle proposte che la religione offre per la felicità di ogni essere umano. I credenti devono lavorare e sostenere tutto ciò che favorisce la persona umana nelle sue aspirazioni materiali». Eppure l'adesione vaticana non è stata digerita da molti. Secondo quanto riporta l'agenzia specializzata Asianews, se è vero che l'impegno dell'Arabia nel dialogo interreligioso è fattivo in seguito all'attacco alle Torri Gemelle dove la maggioranza dei terroristi erano proprio sauditi, è anche vero che sarebbe opportuno, sono parole del patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I, passare «dal dialogo all'amore reciproco». Parole che Bartolomeo I ha pronunciato proprio all'inaugurazione del Centro dove ha anche detto che occorre «muoversi dal pregiudizio alla buona volontà; dalla buona volontà alla conoscenza; dalla conoscenza alla comprensione; dalla comprensione al luogo in cui riconoscere il soffio di Dio su ogni vita umana, sentendo amore per ogni individuo».

Certo, i tentativi di riforma in Arabia esistono, ma vanno con molta lentezza. Saud Al-Faisal, ministro degli esteri saudita, ha parlato di una «lunga marcia» del suo Paese verso delle caute riforme. Ma fra queste, per il momento, non c'è la libertà di professare il proprio credo per chi non è islamico e non c'è la possibilità di mostrare in pubblico e in privato i simboli della propria fede. Anche per questi motivi alcuni musulmani liberali si sono radunati a Vienna per criticare le violazioni dei diritti umani in Arabia.

Il Partito verde austriaco ha espresso dubbi sulle reali intenzioni del regno saudita nel promuovere il Centro - e pagare le spese per i primi tre anni - quando nello stesso tempo esso finanzia molte moschee in Europa dove si predica il wahabismo, l'islam radicale e guerriero.

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