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Se il «lato B» di Michelle ossessiona l'America

Un allenatore di football critica il suo posteriore: "È grasso". E la polemica finisce addirittura sul Washington Post

Se il «lato B» di Michelle  ossessiona l'America

Ci sono fondoschiena e fondoschiena. E il lato B di Michelle Obama, contro ogni evidenza, non è Barack: è, appunto, prosaicamente, il suo didietro. Non uno qualsiasi: quello della first lady, la prima di colore, la prima a condurre una battaglia contro l'obesità e per una nuova generazione di americani in forma, sportivi e salutisti. Ora il suo posteriore è entrato in politica, è diventato questione nazionale: non di forma, ma di sostanza. Perché Bob Grisham, allenatore di football dell'Alabama, stufo delle prediche a basso contenuto calorico, si è ribellato: «Quel sederone grasso di Michelle Obama». E poi: «Ma guardatela... è sovrappeso».

Grisham non si è accorto che uno studente lo stesse registrando. È stato sospeso. E così Michelle e il suo fondoschiena sono tornati alla ribalta (si immagina con dispetto, anche se dalla Casa Bianca non sono arrivati commenti) e se ne è occupato perfino il Washington Post: in passato il conduttore conservatore Rush Limbaugh l'ha chiamata spesso «Michelle My Butt Obama» («mio sedere»), mentre il repubblicano del Wisconsin Sensenbrenner si è dovuto scusare per i commenti sul suo «posteriore largo». Di fronte a una tale ossessione per il lato B della signora Obama, anche il Washington Post ha detto la sua: analizzando le ragioni politiche, storiche, sociali di queste critiche; spiegando che sono frutto dell'immaginario del maschio bianco sulla formosità delle donne di colore; argomentando che Michelle è una delle figure più popolari del Paese e che è stata in copertina su Vogue e molti altri femminili; interpellando una docente di scienze politiche per farsi spiegare che «è irragionevole aspettarsi che una donna di quasi cinquant'anni abbia il fisico di una venticinquenne»; concludendo che Michelle «è fantastica per la sua età». Insomma è la prova che la fissazione dell'America per il fondoschiena della first lady sia seria e reale: nessuno che abbia semplicemente mandato a quel paese Bob Grisham come un cafone qualunque, per dire; nessuno che abbia preso quei commenti per quello che possono essere, cioè zero. Si analizza, si sminuzza: perché il corpo di Michelle è, davvero, una ossessione. Sarà perché non può passare inosservata (e tantomeno ci pensa), ma ogni dettaglio del suo fisico viene annotato, studiato, valutato, più di quello di ogni altra first lady. L'altezza, l'andatura a volte sbilanciata, i piedi che una volta ha mostrato nudi, il sorriso hollywoodiano, la schiena muscolosa, i vestiti comprati da J. Crew e quelli troppo costosi, i colori sgargianti. Ma soprattutto l'America si è interrogata a lungo sulle sue braccia, dopo un articolo sul New York Times sulla frustrazione delle donne per i bicipiti sodi, tonici ed eleganti esibiti da Michelle, coi suoi abiti senza maniche.

E anche la frangetta non è stata soltanto una frangetta: i capelli di Michelle, tagliati per il compleanno e il giuramento dell'Obama II, sono diventati politica, lo stesso presidente li ha definiti «l'evento più importante del weekend» (quello dell'insediamento ufficiale), quotidiani e siti hanno consacrato lo stile della signora. Ora, qualcuno trova che abbia il fondoschiena troppo grosso (di Hillary Clinton dicevano avesse le caviglie cicciottelle). Se ne può anche ridacchiare, perché Michelle Obama sembra una di quelle che tutto riescono a schiacciare, come piccoli insetti irrilevanti.

Forse perché lei sa che in realtà è una metafora, che il suo lato B, quello più fortunato, è davvero Barack.

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