Crisi siriana

La Siria ci "avverte": i terroristi useranno il gas contro l'Europa

Minaccioso il ministro degli Esteri. E in attesa dell'attacco Usa è sfida di dossier per provare l'uso di armi chimiche

La Siria ci "avverte": i terroristi useranno il gas contro l'Europa

Ein Zivan - Damasco è soltanto a 60 chilometri da questo villaggio israeliano al confine con la Siria. La popolazione al Nord va avanti con la vita di tutti i giorni, ma l'allerta in tutto il Paese è alta. Si teme che un attacco contro la Siria possa irrompere con violenza nella calma di queste comunità agricole di frontiera. A preoccuparsi in caso di operazione militare dovrebbe essere anche la più lontana Europa, almeno secondo le parole minacciose di ieri del vice ministro degli Esteri siriano, Faisal Mikdad. Sono le ore della battaglia delle prove e Damasco accusa, dice di aver presentato agli investigatori dell'Onu nella capitale siriana le prove che, ad aver usato armi non convenzionali sarebbero stati i ribelli, non il regime. Londra e Parigi - che appoggiano gli Stati Uniti per una soluzione robusta della crisi - hanno aiutato i «terroristi» a usare le armi chimiche in Siria - ha detto. E ha avvertito: «Gli stessi gruppi le utilizzeranno presto contro l'Europa».

L'attacco alla Siria potrebbe avvenire mentre ancora i fronti diplomatici coinvolti si scambiano accuse sulla mancanza o la presenza di dettagli sugli attacchi del 21 agosto.

Per l'Amministrazione Obama è «innegabile» l'utilizzo di armi non convenzionali in Siria. «Forniremo nei prossimi giorni le prove», ha detto lunedì John Kerry. E proprio in queste ore, tramite rivelazioni della stampa internazionale, emergono alcune informazioni. Secondo il Washington Post, l'intelligence americana avrebbe ricostruito la dinamica degli attacchi. Già entro domani, scrive il quotidiano, l'Amministrazione sarebbe pronta a fornire prove che farebbero ricadere le responsabilità sul regime. Le informazioni raccolte dai servizi segreti, rivela Foreign Policy, arriverebbero da intercettazioni. Subito dopo l'attacco di mercoledì a Damasco, gli americani avrebbero ascoltato la telefonata di un funzionario del ministero della Difesa che, nel panico, avrebbe chiesto spiegazioni all'unità militare di armi chimiche sull'utilizzo di un agente nervino che avrebbe causato centinaia di morti. La scena farebbe luce non soltanto sugli attacchi, ma su divisioni nei ranghi militari. Questa versione coincide con altre rivelazioni della stampa. Il National, giornale in lingua inglese di Abu Dhabi, citando fonti informate a Damasco ha parlato di una presa di distanza di alcuni ufficiali dai fatti del 21 agosto. Informazioni simili sarebbero state raccolte anche dai militari israeliani. L'unità 8200, specializzata in sorveglianza elettronica, avrebbe ascoltato le comunicazioni degli ufficiali siriani durante l'attacco e avrebbe passato le informazioni agli americani, scrive il tedesco Focus. Alti funzionari israeliani hanno incontrato proprio lunedì a Washington il consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Barack Obama, Susan Rice.

Dall'Onu è arrivata ieri una dichiarazione che rafforza le posizioni americane. Nonostante l'inchiesta a Damasco non sia ancora terminata e il segretario generale Ban Ki-Moon chieda che sia dato tempo alla sua squadra di lavorare, l'inviato speciale per la Siria Lakhdar Brahimi ha parlato di segni che provano l'utilizzo di sostanze chimiche in Siria. A conferma degli attacchi, però, mancano prove «tradizionali»: campioni di sangue, tessuti, suolo. Ed è su questo che fa leva il fronte contrario a un intervento.

L'Occidente non ha le prove dell'utilizzo di armi chimiche in Siria, ha detto il presidente russo Vladimir Putin al premier britannico David Cameron lunedì.

Twitter: @rollascolari

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