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Siria, al Qaeda rivendica l'uccisione in Iraq di 48 soldati di Damasco

Il conflitto in Siria sconfina ancora una volta. I qaedisti: "Militari uccisi per mano nostra". Per Baghdad l'agguato è opera di ribelli

La guerra civile in atto in Siria continua a tracimare dai confini di Damasco. Raggiunge le alture smilitarizzate del Golan, sulla frontiera condivisa con Israele, costringendo i caschi blu a una ritirata sul territorio di Gerusalemme, dopo il rapimento alcuni giorni orsono di una ventina di osservatori Onu filippini. Finisce in Giordania, dove indiscrezioni vogliono gli Stati Uniti intenti ad addestrare i ribelli. E finisce per coinvolgere anche l'Iraq, dove 48 soldati fedeli alla causa di Assad sono stati uccisi dopo avere cercato rifugio da un attacco ribelle.

A rivendicare la strage al Qaeda in Iraq, sezione locale dei jihadisti. L'organizzazione ha accusato il governo di Baghdad di collusione con il regime di Bashar al-Assad, assumendosi la colpa dell'imboscata nella quale è rimasto coinvolto il convoglio siriano. Dopo lo sconfinamento, i veicoli di Damasco cercavano di tornare verso casa attraverso il governatorato di Anbar. Il ministero della Difesa iracheno nei giorni scorsi aveva scaricato la colpa dell'attacco su gruppi ribelli che avrebbero passato la frontiera.

Entrambe le ricostruzioni hanno margini di verità. al-Nusra, la formazione jihadista che in Siria combatte contro Assad, nella lista delle organizzazioni terroristiche stilata dagli Stati Uniti, è considerata un nome di facciata che nasconde gli uomini di al-Qaeda in Iraq. Al gruppo, l'unico ad essere riconosciuto come legittimo dai jihadisti, si deve la conquista dell'aeroporto militare di Taftanaz.

Sarebbe formato da circa 70mila uomini, proveniente in maggioranza appunto dal territorio iracheno.

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