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La soldatessa ferita in Afghanistan non morirà

Monica Contrafatto, 31 anni, colpita da una scheggia nell’attacco alla base "Fob Ice", in Afghanistan, salvata dai chirurghi: sarà presto trasferita per cure in Germania

La soldatessa ferita in Afghanistan non morirà

Un grido liberatorio ha accolto a Gela, nella casa dei genitori della soldatessa Monica Graziana Contrafatto (e non Monica Graziano come era stato in un primo momento comunicato) la notizia che l’intervento chirurgico cui era stata sottoposta le aveva salvato la vita. La giovane bersagliera siciliana è la ferita più grave tra i quattro che si sono dovuti contare dopo l’attacco a colpi di mortaio di sabato pomeriggio contro l’avamposto italiano «Fob Ice», nella pericolosa regione afghana del Gulistan. La sua prognosi è ancora riservata dopo l’operazione d’urgenza che ha bloccato l’emorragia interna che rischiava di ucciderla, ma secondo i medici che l’hanno curata Monica non è più in pericolo di vita.

La drammatica vicenda della soldatessa ferita in Afghanistan sta suscitando grande emozione in tutta Italia. Non sono in molti a essere consapevoli del fatto che ci sono anche delle donne in prima linea a rischiare la vita con indosso la divisa del nostro esercito. E per quanto ciò appaia ingiusto nei confronti dei commilitoni di sesso maschile che sono rimasti feriti con lei, è inevitabile che il suo caso colpisca in modo particolare: una marea di messaggi di incoraggiamento e speranza per la soldatessa stanno continuando a giungere via internet.

Il padre Rocco, 69 anni, e la madre Maria Rita, 62, hanno seguito praticamente in diretta al telefono l’intervento, sostenuti da un ufficiale dell’esercito e dai carabinieri del Comando territoriale. È stata per loro una terribile notte insonne, ma è finita bene. Al più presto possibile, forse già oggi, la loro figlia in divisa sarà trasferita in Germania, all’ospedale militare americano di Ramstein, dove proseguiranno le necessarie cure.

Monica Contrafatto, entrata nell’esercito da volontaria nel giugno 2006, ha il grado di primo caporalmaggiore. Era alla sua seconda missione in Afghanistan, dove era già stata - sempre con compiti operativi - dal novembre 2009 all’aprile 2010. Questa volta era giunta nel Paese asiatico da pochi giorni, con i suoi commilitoni del 1° reggimento bersaglieri di Cosenza.

Purtroppo, accanto a un dramma che sembra evolvere verso una soluzione positiva c’è quello senza via d’uscita di Michele Silvestri, il sergente napoletano che sotto i colpi di mortaio caduti sulla base «Fob Ice» ha perso la vita. Domani nei due paesi di Monte di Procida, di cui Silvestri era originario, e di Bacoli, dove risiedeva con la famiglia, sarà proclamato il lutto cittadino per i funerali. La bara con la salma del sergente del Genio Guastatori, veterano delle missioni di pace in Kosovo, Iarq e Afghanistan, è attesa stamattina all’aeroporto militare di Ciampino e le esequie private del militare caduto avranno luogo a Monte di Procida, precedute dai solenni funerali di Stato nella basilica di Santa Maria degli Angeli a Roma. Il sindaco di Monte di Procida, che con il collega di Bacoli sarà nella capitale con i familiari, ha detto di voler fare intitolare a Michele Silvestri una piazzetta poco distante dalla palazzina dove abitano i suoi genitori e quelli della moglie.

Particolarmente toccante la testimonianza del tenente Claudia Marino, psicologa dell’esercito, che si occupa del sostegno ai familiari di Silvestri: «È stata la stessa mamma a dare al figlio Antonio, che ha otto anni, la tragica notizia della morte del padre, seguendo le nostre indicazioni. Adesso è l’ora del dolore, noi inizieremo a lavorare quando i riflettori si saranno spenti, se la famiglia lo riterrà opportuno».

Intanto però una cosa dolorosa e importantissima è stata fatta e la signora Nunzia «è stata bravissima».

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